Introduzione alla Rivista


Introduzione alla Rivista

 “La finestra si apre come un’arancia

incantevole frutto della luce”

(Apollinaire, “Les fenétres”)

Il G.I.T.I.M. (Gruppo Italiano Tecniche Imagerie Mentale) intendeva chiamare “Maya” questa Rivista, in ricordo del Prof. Leopoldo Rigo. Il fondatore della Scuola I.T.P. (Tecnica Immaginativa del Profondo), aveva dato proprio questo nome al primo numero della Rivista, apparso nel Giugno del 1972. In noi, gruppo attuale del G.I.T.I.M., è prevalso il desiderio di una denominazione più immediata: “Rivista di Psicoterapia Immaginativa – I.T.P.”. La Rivista è on-line e si può consultare gratuitamente nel sito della Scuola ITP (http://www.gitim.it/rivista/).

Il primo numero della Rivista di Psicoterapia Immaginativa – I.T.P. è stato pubblicato nel Novembre 2011 e successivamente ne sono stati pubblicati altri tre numeri. Questo numero cartaceo è diventato un’occasione di incontro tra alcuni scritti apparsi nella Rivista on line e altri appartenenti ai fondatori della Scuola I.T.P., una maniera per tracciare una linea di congiunzione tra il passato ed il presente.

 

Perché una Rivista?

Possiamo immaginare questa Rivista come una porta/finestra da dove entrano ed escono Immagini, parole, riflessioni, ricerche, dibattiti, confronti. Uno spazio che accoglie un flusso, sia verso l’interno sia verso l’esterno, come un respiro che si espande, per dare voce e materialità al nostro Immaginario in continuo, incessante divenire, in continua, incessante creazione di infiniti.

La Rivista si confronta con l’atto di scrittura, con la poiesis, ovvero l’atto creativo. La scrittura in sé, intesa solo come segno grafico o elemento stampato, è niente senza il processo Immaginativo che essa, di fatto, mette in movimento, mette in scena, producendo/creando qualcosa di nuovo, come ogni atto creativo.

L’atto di scrittura è simile all’atto di parola e all’atto di immaginare. Esso libera energia e si fissa in un prodotto finale che è lo scritto. L’atto di scrittura è sempre un’invenzione quando ci lasciamo andare o anche quando lo utilizziamo, per ordinare le nostre fantasie, i nostri pensieri. Nel mentre si scrive ci si inventa come Soggetto, nel senso che una realtà diversa si crea e ci crea, contemporaneamente. In un certo qual senso è l’atto di scrittura che rende Soggetto.

Scrivere e avere un luogo dove scrivere, la Rivista per l’appunto, quindi è una grande opportunità di vivere o ri-vivere o ri-vedere. Forse è proprio questo il vero significato di ogni Ri-vista. Un atto immaginativo di tipo visivo che avviene attraverso l’atto di scrittura. Un movimento in divenire.

 

Gli obiettivi

La Rivista telematica ha una struttura interna suddivisa in aree specifiche:

1. La psicoterapia con l’ITP – 2. Studi e ricerche in merito all’Immaginario – 3. Recensioni di seminari – 4. Sintesi di Tesi degli allievi della Scuola di Psicoterapia – 5. Ambiti/tematiche affrontate nelle lezioni e contributi culturali.

La Rivista vuol essere non solo occasione di scambio di pensieri con psicoterapeuti di Scuole affini, ma anche un’opportunità di creare legami nuovi con chi non conosce questa pratica e i suoi aspetti originali.

È significativo come per una persona qualsiasi un percorso psicoterapico con l’ITP abbia delle conseguenze importanti non solo a livello della risoluzione dei sintomi, ma anche sul piano della filosofia e della qualità di vita. Questo forse avviene perché scuote con gentilezza l’individuo nelle fondamenta del suo Essere, stimolando/atti-vando domande fondamentali che sono racchiuse nel profondo. Sono domande che concernono l’essere, la vita, il loro Significato esistenziale. Ecco, la Rivista vuol protendersi anche verso questi altri spazi quali la quotidianità, il vivere in maniera semplice e naturale la vita, ma anche l’arte e la filosofia, la ricerca scientifica e la creatività dei bambini.

 

Immaginario e altro ancora

Siamo molto grati a Leopoldo Rigo per la sua semplicità e altrettanto grati a Jean Burgos per la sua complessità. Il primo psicoterapeuta, il secondo docente e studioso dei processi creativi nell’arte; il primo italiano, il secondo francese. Ma in questo abbozzo di geografia umana, di fatto, l’Immaginario dimostra che non esistono confini, perché gli spazi dell’Immaginario non sono più spazi euclidei, geometrici, geografici; e i luoghi, pur partendo da un punto carico di affettività, tendono ad espandersi verso l’Infinito. E l’Immaginario è anche questo: spazi che via via, in una esperienza di psicoterapia, ma non solo, diventano infiniti.

Il focus del nostro discorso nella Rivista sarà quindi l’esperienza con/nell’Immagina-rio, ovvero dar voce all’Immaginario, che di fatto non appartiene a qualcuno, o a qualche gruppo, o categoria professionale specifica; bensì esiste o pre-esiste in ogni individuo e gruppo umano.