L’identità del GITIM

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Psicoterapia con l’ITPIvana Zanetti

Gli fu chiesto (ad Aristotele) che cosa sia la speranza E la sua risposta fu “Sogno di un uomo sveglio” (Diogene Laerzio, Vite dei filosofi)
In questa occasione, che ricorda i fondatori di un metodo psicoterapico vivo nella nostra pratica e nelle formazione in cui ci impegniamo, è necessario brevemente riconoscere e possibilmente condividere con altri il nostro contesto di appartenenza e la nostra identità.  Identità, non rigidamente fissata una volta per tutte, ma continuo divenire che ci rende gli stessi nonostante i continui cambiamenti. E questo vale per le persone quanto per i gruppi. Indugio su tre segni, per dare un’idea iniziale di ciò che contraddistingue il nostro metodo, eredità raccolta dall’esperienza e dall’insegnamento che Leopoldo e Serenella Rigo ci hanno lasciato: l’immagine-simbolo del labirinto che il GITIM ha iniziato a utilizzare con la dottoressa Rigo, la denominazione ITP che è del prof. Leopoldo Rigo, e il  titolo di questo incontro, formulato da una nuova terapeuta.
L’immagine del labirinto, utilizzata dal GITIM L’immagine, elaborazione grafica del labirinto di Chartres, rimanda a uno dei grandi simboli presenti nella cultura occidentale e non solo, rappresentazione di processi psichici in forma simbolica. Il labirinto è luogo di iniziazione, che assume molte forme. Che l’uomo rappresenti la vita come cammino e come viaggio è abbastanza intuitivo, ma la prima ispirazione del labirinto è quella del perdersi e del muoversi faticosamente con passaggi a sinistra e a destra, fino a un centro. Il labirinto, definito come “luogo della peregrinazione impedita”, è  rappresentativo della vita come insieme di ostacoli. Il labirinto gravita verso il centro, un centro occupato nel tempo da varie immagini: un punto, un fiore, un castello, la figura di Cristo. Labirinto come percorso terapeutico, in cui non esiste avanzamento senza smarrimento, conquista senza sacrificio ma che porta a liberazione, a incontrare variamente sé stessi: “gnōthi seautón” (γνῶθι σεαυτόν – conosci te stesso). Peregrinazione verso la rigenerazione, dunque, o verso la centralità, o la maturazione spirituale. Percorso liberatorio in cui si può incontrare il mostro da uccidere (Teseo), o un simbolo di integrazione della personalità, ma anche percorso di avvicinamento a una dimensione spirituale: questo era la psicoterapia, e ogni percorso umano, secondo Leopoldo Rigo. L’immagine del labirinto è anche indicativa della necessità di spostarsi, di muoversi, di camminare … un richiamo all’attivo. Per la tecnica ITP, rispetto ad altre tecniche immaginative, è particolarmente importante che l’Io sia attivo e autore delle proprie trasformazioni, “attivo nell’Immaginario”.
L’ITP – “Tecnica Immaginativa di analisi e ristrutturazione del profondo” Il secondo punto è l’ITP: “Tecnica Immaginativa di analisi e ristrutturazione del profondo” o ITP.  Tecnica La parola “Tecnica” non ci rappresenta molto, soprattutto in questo momento in cui agli psicologi vengono proposte tante tecniche, brevi e specifici percorsi, magari appresi frettolosamente, che poi essi potranno giocarsi al di fuori di un contesto formativo che li coinvolga come “persone”.  La parola “Tecnica” potrebbe non piacere, sembrando riduttiva e stonata, ma se ricordiamo le parole di Rigo è più chiara: “Al termine tecnico deve essere tolto tutto quello che di meccanico può evocare la parola … lasciando spazio a quell’esigenza di apprendimento che è più allenamento che concentrazione, anche se si tratta di un allenamento centrato, in cui si permane, ma senza ricercare alcun possesso, nel centro di sé stessi e delle cose” (“Il Fuoco”, Anno 25, IV, 1977).  “Tecnica” dunque come fedeltà, costanza, distacco dalle abitudini e dai ruoli, dall’irrequietezza, abbandono delle vecchie abitudini, in cui si propone in modo molto sistematico l’ascolto di sé.  Troviamo una vicinanza con le tecniche meditative, la più diffusa delle quali è attualmente la “Mindfulness” o “Meditazione di consapevolezza”. Si tratta quindi di una “Tecnica” distante dal concetto di qualcosa di automatico e rigidamente appreso, ma che indica invece un atteggiamento dato da un allenamento costante.
Analisi Analisi nel senso che il paziente si confronta con le tappe fondamentali e con i fallimenti, arresti e conflitti dello sviluppo. La parola è di origine psicoanalitica: il confronto è con le carenze e i conflitti originati nel passato, di cui ha ben parlato la psicoanalisi. Il setting ha tuttavia una singolarità diversa dal setting psicoanalitico, e considera la relazione transferale senza che questa sia il motore esclusivo della terapia. Tutto avviene sul piano immaginativo. Profondo  In Rigo era forte l’istanza della psicologia del Profondo che si confronta con l’inconscio, ma non basta: Rigo intende l’inconscio in modo molto più ampio, di Freud e dello stesso Jung , come “… interiorità, fino alle profondità più oscure del vissuto corporeo e alle altezze più sottili e personificanti dello spirito …” (“Il Fuoco”, Anno 25, I, 1977). Il termine che più si adatta è quello dell’“altum” latino, che si riferisce alle due dimensioni del profondo, in alto e in basso, il corpo e lo spirito. La visione dell’uomo di Rigo è integrata, va dalla componente biologico-corporea a quella psichico-mentale, fino alla dimensione spirituale; tre sono dunque i “piani” dell’uomo secondo Rigo, che sono del resto emergenti nella seduta immaginativa. Immaginativo L’ITP si situa nel grande campo delle Terapie Immaginative, che utilizzano la produzione immaginativa caratterizzata da immagini vive, concatenate, fortemente vissute, dinamiche e partecipate sensorialmente ed emotivamente, prodotte in uno stato di rilassamento profondo che mette in moto in modo privilegiato l’Immaginario. Condivide con ciò le premesse di tutte le Tecniche Immaginative, riassumibili nella intuizione di Desoille: le immagini sono espressione dell’affettività; se provochiamo, attraverso il movimento e l’azione, un loro cambiamento, è possibile ottenere una modificazione dello stato affettivo. L’ITP prende le sue origini dal rêve-éveillé di Desoille, detto anche “sogno da svegli”, che resta matrice comune a molte Tecniche Immaginative. Ristrutturazione Leopoldo Rigo ha spesso voluto sottolineare come la ristrutturazione del Profondo sia un aspetto caratterizzante dell’ITP. L’istanza riparatoria è propria dell’ITP, che ha messo a punto molti procedimenti di riparazione dei traumi e delle carenze che si sono prodotti in una serie di fallimenti o di disarmonie avvenute nelle prime fasi dello sviluppo. Attraverso le modificazioni sullo scenario e sull’immagine autorappresentativa del soggetto (“Io Corporeo Immaginario”), la ristrutturazione ristabilisce il senso di coesione del corpo e l’equilibrio narcisistico. Successivamente, il confronto con i nuclei conflittuali favorisce la trasformazione dei nuclei patogenetici, che Rigo chiama “fantasmi”, fino a quel dominio sul mondo interno che permette all’uomo la libertà e la riprogettazione di sé. In questi passaggi ciò che si libera è la tendenza innata all’autocura e all’autosviluppo. Liberare in effetti l’autocura e l’autosviluppo permette di far fronte alle situazioni difficili della vita, anche quelle cruciali dell’esistenza. Il soggetto può entrare in una dimensione di divenire libero e creativo.
Il titolo del nostro incontro: “SOGNO e SON DESTO” Il terzo punto, il titolo del nostro incontro, è un riferimento all’utilizzo dell’Imagerie Mentale: le immagini emergono in uno stato di vigilanza attenuata, ma di coscienza presente, e talora viva, in cui la persona non si estranea o evade nella fantasia compensatoria. Nell’Imagerie la persona è fortemente partecipe e viene a contatto con tutta la sensorialità interna: sensazione del proprio corpo nella cenestesi, e delle proprie emozioni, proprio come nel sogno, ma con la partecipazione attiva del soggetto. Ciò corrisponde per Rigo a “evocare l’inconscio, renderlo presente e attivo nella parte conscia e vigile dell’Io”. L’Imagerie Mentale si svolge a tutti i livelli psicosensoriali, questa è la denominazione che ha voluto conservare Rigo e che viene utilizzata anche oggi. Non si parla solo di immagini visive, ma di immagini cenestesiche, chinestesiche, tattili, gustative, eccetera, cioè di tutte le sensazioni che possiamo vivere nel corpo reale.
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Già da questi pochi cenni si può capire, al di là degli importanti aspetti tecnici della psicoterapia, l’approccio di Leopoldo Rigo e dell’ITP portata avanti da Serenella Rigo:
• Rifiuto delle semplificazioni, delle tecniche basate sul conscio, sulla volontà, sulla sola liberazione dal sintomo. • La priorità dell’esperienza vissuta nella psicoterapia, in cui il terapeuta si pone “di fronte al paziente”, senza preconcetti mentali, in un atteggiamento che Rigo definisce “fenomenologico”. La psicoterapia, prima di essere tecnica, metaspicologia, conoscenza teorica, rito, è esperienza condivisa terapeuta paziente. Ne emerge l’uomo in una speciale “autorivelazione”, grazie all’uso di una funzione speciale, l’Immaginario: “…il paziente, nelle sue manifestazioni ci apparirà allora come corpo – psiche – spirito …” (“Il Fuoco”, anno 25, I, 1977). Tale atteggiamento conduce Leopoldo Rigo ad una visione originale della struttura della personalità.  • La dinamica di crescita e di evoluzione: la psicoterapia non solo come liberazione del sintomo, ma come liberazione delle tendenze umane all’autocura e all’autosviluppo, fino all’esperienza vissuta di una dimensione spirituale (dimensioni che si mettono in moto durante e dopo il superamento delle carenze e dei conflitti).  • Rigo non ha trascurato le dimensioni spirituali, di cui ha scritto, soprattutto nella rivista “Il Fuoco”. La maggior parte di noi, penso, ricorda il suo memorabile “Viaggio psicologico intorno alla santità”.  Rigo si è occupato anche di esperienze di tipo mistico in soggetti che vanno al di là della elaborazione del conflitto, che hanno una lunga esperienza del metodo e una particolare maturità e disposizione personale. • La visone del terapeuta è coerente con la psicoterapia. Il terapeuta assume ruolo apparentemente minimale, in realtà molto complesso, che richiede sintonizzazione ed empatia profonda, un lavoro consolidato con l’Immaginario, sull’inconscio, non solo sul conscio.  • La psicologia del Profondo ITP, dunque, si propone quale scopo esplicito la guarigione, la maturazione, lo sviluppo delle potenzialità. Ma ciò che le interessa è anche “l’anima che riflette su sé stessa, che non si sottrae alle domande ultime, ‘chi sono?’, ‘dove vado?’” (“Il Fuoco”, anno 25, I, 1755). Psicoterapia totale, che comprende corpo – psiche – spirito, che dà la possibilità di una liberazione dal sintomo, ma liberazione nel senso pieno.  • La vocazione educativa-formativa: Rigo si è occupato anche di educazione e ha lasciato pagine memorabili anche su temi educativi, e sull’ascolto. Egli stesso nella sua vita si è occupato di educazione: come maestro elementare ha seguito ragazzi “difficili”, ne ha scritto, li ha fatti oggetto di riflessione e di intervento.
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Vorrei adesso soffermarmi sulle tre direzioni del lavoro di Leopoldo e Serenella Rigo e del nostro gruppo: • il lavoro psicoterapico, anche e soprattutto nelle istituzioni;  • lo studio, il confronto, la ricerca continua; • la formazione, soprattutto la formazione degli psicoterapeuti.
La Psicoterapia Leopoldo Rigo è partito dalla Psicoanalisi – tra i suoi scritti annoveriamo anche dei lavori in comune con Giorgio Sacerdoti – e si è poi avvicinato alla Psicologia analitica di Jung, non soddisfatto del limiti che sentiva nella Psicoanalisi. Di Jung, Rigo ha sposato la visone degli archetipi, che egli vedeva emergere nelle Imagerie soprattutto quando si era compiuta la fase di ristrutturazione, e quella di risoluzione del conflitto. Leopoldo Rigo, ha cercato presto altri “processi mentali”, diversi dalle libere associazioni. Approdò così al processo dell’Imagerie Mentale, temine coniato da Galton, sistematizzato nel “rêve-éveillé” di Desoille. Tra i primi a praticare il rêve-éveillé in Italia, lo diffonde con varie pubblicazioni, ma nello stesso tempo ne introduce varie modifiche. Il contatto più significativo è con l’Imagerie Mentale, che si organizzava in Francia attorno alle figure di Desoille e di Virel, che denominarono “Oniroterapia” la loro tecnica, mentre Rigo denominò la sua ITP. Vari scambi epistolari e di pubblicazioni con André Virel precedettero la partecipazione di Leopoldo Rigo al I convegno sull’Imagerie Mentale organizzato a Ginevra nel 1968, e l’adesione alla SITIM (Sociétè Internationale des Techniques d’Imagerie Mentale), di cui è stato vicepresidente fino al 1983. Rigo organizzò il III incontro della SITIM a Cortina d’Ampezzo nel 1970, convegno in cui si approfondì la psicoterapia sia individuale che di gruppo. Il contatto con la Scuola Francese di Fretigny e Virel, attualizzata,
ha poi dato vita alla collaborazione preziosa pluridecennale del GITIM con i professori Jean Burgos, JeanMarie Barthelemy e Philippe Grosbois. Dal 1968 Rigo assume la presidenza  e la guida del GITIM (Gruppo Italiano Tecniche Imagerie Mentale), da lui fondato, e definisce sempre di più l’ITP: in sintesi, di Freud e della psicoanalisi restò in lui il rigore e la dimensione psicodinamica, di Jung la dimensione archetipica, del rêve-éveillé il metodo dell’Imagerie Mentale. Tutto andò a confluire nella sua Tecnica: l’ITP, tecnica originale, con dei principi propri. Leopoldo Rigo si è indirizzato alla psicologia dopo esperienze educative con ragazzi disadattati, che ha seguito con metodi d’avanguardia come illustra nelle sue prime pubblicazioni. Comincia nel frattempo a occuparsi di psicoterapia e insegna nella Scuola di Servizio Sociale di Venezia. Dirige il centro dell’Ente Protezione Morale del Fanciullo, e quindi viene chiamato a fondare il CMPP (Centro Medico PsicoPedagogico) della Provincia di Treviso. Come direttore di questa struttura a Treviso, ha operato una serie di interventi che andavano dalla diagnosi alla terapia e all’intervento psico-pedagogico con genitori e insegnanti, ma il suo campo d’elezione è stato soprattutto la psicoterapia (gratuita) ai bambini e il sostegno psicologico ai genitori.  Rigo fu dedito all’amministrazione pubblica, e la scelse. La sua visione era quella di poter offrire prestazioni professionali – che richiedevano e richiedono notevoli disponibilità economiche – a tutti, a tutti quelli che ne avessero bisogno. Vennero offerte psicoterapie lunghe e impegnative, interventi di sostegno, offerti solo in base al bisogno psicologico, non alla disponibilità economica. Della sua competenza poterono usufruire tanto le persone dalle condizioni economiche precarie, quanto persone di cultura e di fama, che richiamava con il suo prestigio. La dottoressa Serenella Rigo Uberto nell’ULSS 10 ha portato avanti con dedizione e ferrea determinazione la psicoterapia nelle istituzioni. Già Leopoldo Rigo aveva dato il suo apporto competente alla costituzione dei Servizi, come riferiva il prof. Pietrobon, nel suo intervento in occasione della commemorazione dell’8/2/1985. Si costituì allora un Servizio di II livello, intervento unico e originale nelle istituzioni, dedicato alla Psicoterapia, di cui danno testimonianza molti operatori che hanno gravitato attorno alla figura della dottoressa Serenella Rigo, che ha accompagnato la crescita di molti. Si tratta di attività psicoterapiche, quelle di Leopoldo e Serenella Rigo e dei collaboratori, di decenni, in cui sono stati trattati centinaia di casi: bambini, adolescenti, adulti, con risultati positivi verificati a distanza di tempo.
Lo studio, la crescita, il confronto L’intensa attività psicoterapica non ha impedito a Rigo di affiancare a questa lo studio, le pubblicazioni la partecipazione a convegni. Sarebbe troppo lungo ripercorrere qui tutti o anche solo la maggior parte delle sue attività sia di studio che di partecipazione a convegni, ricordare le conferenze e i seminari tenute a Roma, a Milano, a Torino, e naturalmente a Treviso. Non è mia intenzione far riferimento qui a tutte le numerosissime pubblicazioni, i libri e gli articoli. Del resto, un elenco è reperibile nel sito del GITIM. Un rammarico e un incitamento per noi tutti: la necessità di una ripubblicazione dei suoi scritti e di quelli ancora inediti nella rivista ad uso interno per i praticanti, da lui chiamata “Maya”. Le sue conoscenze psicologiche si sono tradotte anche in effettivo contributo, consiglio competente trasmesso a genitori, insegnanti, educatori, dirigenti scolastici.
La formazione di psicoterapeuti Mentre formulava la sua tecnica ITP, nello stesso tempo Leopoldo Rigo formava nuovi terapeuti. Come direttore del CMPP, ha curato la preparazione di persone che lo hanno affiancato, e che lui non ha mai smesso di aggiornare e formare, sia sul piano teorico che pratico. A lui si deve la indicazione dell’esigenza – sempre mantenuta anche dalla dottoressa Rigo – di una formazione rigorosa, in cui si vincolano i futuri terapeuti della scuola ad un training personale, poiché solo il vissuto, l’esperienza personale, il contatto diretto con l’inconscio in cui si è affiancati dal proprio terapeuta, permette di evitare incomprensioni profonde, proiezioni, e consente un ascolto autentico delle immagini dei pazienti Già fin dagli esordi, anteriormente alla legge che istituiva la formazione dei futuri psicoterapeuti, Leopoldo Rigo definiva – in accordo con le direttive della SITIM – in questi termini la formazione: analisi individuale di 200 ore, analisi di gruppo di 60 ore, analisi didattica individuale, seminari teorici, supervisione di almeno tre casi di psicoterapia. Si potrebbe sintetizzare in una formula “non solo teorici, non solo praticanti”.
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Il GITIM e la Scuola di Psicoterapia ITP Passo alle prospettive di questi ultimi anni, della Scuola di Psicoterapia ITP riconosciuta nel 2003. IL GITIM e la Scuola, nello spirito di continuità, hanno cercato di mantenere vive queste tre esigenze: la pratica psicoterapica, lo studio e l’aggiornamento, e la formazione.  Il GITIM, dopo la scomparsa prematura della dottoressa Serenella Rigo Uberto, si è ritrovato a rifondarsi, e ha dato priorità alla costituzione e al riconoscimento di una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ITP. La scuola, riconosciuta dal MIUR, attivata dal 2004, ha voluto tenere vivo soprattutto lo spirito, oltre che il metodo, dei suoi ispiratori. Stiamo completando quest’anno il quarto corso quadriennale di specializzazione, e il quinto corso è stato da poco avviato. Elemento fondamentale resta la terapia personale, esperienza diretta dell’ITP nel setting che le è proprio, in modo che ognuno si confronti, secondo le indicazioni di Rigo, con l’immagine inconscia, in un lavoro psicoterapico antecedente alla conoscenza teorica dell’ITP. Una riscoperta, per ciascun allievo in formazione, di sé stesso, scevro da influenze di teorie precostituite, in analogia a quello che è stato il percorso di Rigo stesso, che ha formulato le sue teorie a partire dai propri sogni e dall’esperienza diretta con molti pazienti. Per noi è ancora assolutamente attuale quello che diceva Rigo riguardo al mantenere una disposizione etica e di rispetto autentico dell’altro, in cui il rapporto terapeutico è lontano da ogni forma di potere dottrinale o personale. Dice Rigo “… è necessario veramente essere aperti e recettivi, liberi da sovrastrutture e pregiudizi e soprattutto da ogni desiderio sia pure nascosto di dominio. Altro nemico è la fretta…”. “L’accettazione dell’altro, di cui parla tanto la psicologia con un termine forse mal scelto perché dà l’impressione di una asimmetria del rapporto a vantaggio dell’ascoltatore, ne è una delle condizioni preliminari, anche se insufficienti” (“Il Fuoco”, anno 25, IV, 1977). La Scuola ha voluto conservare l’apertura di Rigo alle varie teorie psicoanalitiche e alla Psicologia analitica Junghiana, consapevole del fatto che i vari approcci davano un contributo importante alla conoscenza dell’Uomo, delle sue problematiche e del suo divenire, in una visione non eclettica ma di integrazione delle conoscenze. Senz’altro le nuove vie della Psicanalisi sono più vicine all’ITP, ricordiamo il seminario del 2014 con Antonino Ferro. In questi anni abbiamo voluto dunque l’incontro con analisti e cultori della psicologia Junghiana (la prof.ssa Tilde Giani Gallino, il dott. Giorgio Cavallari, la dott.ssa Marisa Spinoglio); a tutti loro va il nostro ringraziamento. Abbiamo coltivato l’incontro con Scuole affini, in particolare la Scuola di Leuner (il VIC – Vissuto Immaginativo Catatimico) e l’Oniroterapia di Virel, con i prof. Jean-Marie Barthelemy e Philippe Grosbois. Numerosissimi i seminari con varie personalità che fanno o hanno fatto parte del corpo docente della Scuola. Tali interventi si sono configurati come attività seminariali, formative per gli studenti e gli psicoterapeuti del GITIM, ma aperte a tutti: psicologi, educatori, medici, e in generale a tutte le persone interessate, costituendo cosi un momento di crescita della cultura – psicologica in particolare – della città e del territorio di Treviso.  Molti sono stati i campi di intervento, per esempio la psicologia del prenatale (con il dott. Gino Soldera). Dagli anni 80 ad oggi il GITIM ha mantenuto una costante attenzione e approfondimento sui tema dell’Immaginario, sui processi della creazione. L’intervento costante del prof. Jean Burgos, che viene da noi da molti anni, ci ha fatto entrare nei processi della creazione e lo farà anche oggi, ricordandoci che la vita di ogni uomo può essere un atto di creazione. Ben si è affiancato il contributo  del prof. Barthelemy, che ha elaborato questi temi nella dimensione psicopatologica e psicoterapica.  Potremo dire infine che, grazie alle riconosciute competenze di molti relatori, abbiamo avuto e offerto a tutti gli interessati moltissime occasioni di elevato livello culturale, stimoli originali rispetto alle proposte culturali più consuete. Le attività sono state veramente molte: un elenco è disponibile nella copia cartacea della Rivista. Recentemente il Gruppo GITIM è stato riconosciuto come Provider ECM, attività che ci impegna ma anche ci sollecita a coltivare e a proporre la cultura psicologica nostra e dei partecipanti. Inoltre il Gruppo GITIM negli anni ha mantenuto un costante lavoro di ricerca e di confronto interno sui temi della psicoterapia con studio, confronto, supervisione anche in gruppo dei casi clinici. Sono stati curati gli
incontri di formazione e di sensibilizzazione rivolti a operatori sanitari e scolastici e a genitori e gruppi di vario interesse. La psicoterapia resta sempre la vocazione centrale del Gruppo GITIM; molti psicoterapeuti ITP lavorano nel Privato e nel Pubblico. A quest’ultimo ambito erano particolarmente sensibili e motivati i coniugi Rigo. Il loro contributo è stato fondamentale per l’organizzazione di Servizi psico-socioeducativi di diagnosi, terapia e sostegno educativo alle famiglie e alla comunità (nel CMPP della provincia di Treviso e con la costituzione della Aziende Socio-Sanitarie). La loro competenza, e la convinzione della centralità dell’intervento pubblico in tutte le sfere del disagio, è stata in grado di sollecitare ricettività e risposte da parte delle Amministrazioni Pubbliche, realizzando esperienze modello per la qualità e gratuità della cura (terapie ai bambini, adolescenti, sostegno ai genitori) e per le modalità innovative delle terapie parallele madre-bambino. Oggi si può dire che al di là degli interventi psicoterapici veri e propri, nella struttura pubblica è comunque rimasto uno “stile particolare” di approccio al caso, alla persona e al prendersi cura, da parte di operatori che hanno avuto e hanno una esperienza con l’ITP. Sotto la spinta dell’esigenza formativa della Scuola riconosciuta, vi è stato in questi anni un una maggior strutturazione del metodo. In particolare sono state affinate le potenzialità ristrutturanti dell’immagine corporea rispetto a esperienze a vario modo traumatiche. L’ITP è stata applicata a una numerosa casistica, che non ha tralasciato alcuna fase del ciclo della vita, dal prenatale all’età della grande maturità. Sotto la spinta dei tempi, e anche degli  allievi, si sono applicate le tecniche ITP e il rilassamento anche in fasi molto avanzate della vita, con modalità  individuali o di gruppo. Spunti tratti dall’ITP sono stati utilizzati per aiutare le persone ad affrontare il sempre maggior disagio emergente dalla situazioni di separazione coniugale. Nello spirito del tempo, in cui i bisogni sono molti ma le disponibilità variamente intese sono poche, abbiamo valorizzato il sistema dei cicli terapeutici in cui si procede per tappe, proponendo interventi più brevi e più orientati.
In conclusione Per concludere e per dare un segno a questa giornata vorrei citare alcune parole di Rigo: “La persona, sia essa tormentata da nevrosi o psicologicamente sana, se appena si desta dal semi-sonno in cui la immerge l’abitudine e la routine quotidiana, esperimenta invece che questo ‘qui e ora’ ha un significato, e che l’azione che si compie qui, in questo momento non è senza incidenza sulla sua vita, e deve essere assunta in tutte le sue determinazioni, risalenti al passato e nelle ripercussioni, che ha sull’avvenire, ma che soprattutto deve essere autenticamente scelta e autenticamente realizzata” (“Il Fuoco”, anno 29, II, 1981). Così vorremmo che fosse questa giornata: un risveglio dal semi-sonno (non sogno), un momento di coscienza del passato e del futuro che deve essere assunto con atto libero e autentico. Così per noi il ripercorrere la storia dei fondatori del Gruppo non si esaurisce nel ricordo, ma si ancora a un progetto che ha una visone dell’uomo e della psicoterapia, sempre in divenire, ricostruzione di sé e non semplice adattamento sociale. Così ci auguriamo che anche questo incontro vada nella direzione dell’avvenire, in vista di una maggior crescita e liberazione dell’uomo, a cui diamo il nostro contributo come Scuola e come Gruppo che in particolare opera in questa realtà di Treviso.  Allora vorremmo poter dire con Rigo, per noi e per il nostro Gruppo, che “… la vita da semplice effetto cieco dell’istinto della specie o da sogno dell’inconscio collettivo si trasforma in vocazione individuante e irrepetibile, che dà significato singolare a tutte le vicende della sua storia, al suo intessersi con l’epoca in cui si svolge, alla sua stessa nevrosi” (“Il Fuoco”, anno 29, II, 1981). A Leopoldo Rigo, sacerdote laico, formatore d’anime, questo si adattava in modo sublime, e per noi è fonte di ispirazione e guida. Riconosciuto “Maestro” da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, e sono lieta di essere tra questi, era dotato di autentico carisma ma assolutamente umile, riservato con doti più simili a ”quelle di un monaco contemplativo, che ad un laico impegnato come lui in una battaglia di promozione sociale”. Così si esprimeva il magistrato Francesco La Valle in occasione della commemorazione di Leopoldo Rigo, nel 1985. E per concludere farò mie ancora le parole di questo magistrato “… il mio Maestro, il più grande debito di riconoscenza ch’io abbia mai contratto nella mia vita, dopo quello verso i genitori che mi hanno trasmesso la vita” (“Il Fuoco”, anno 33, II, 1985).