Recensioni

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RecensioniElena Brol, Martina Scapolan

 

Elena Brol e Martina Scapolan.

Nella sessione pomeridiana di Sabato 20.10.2018, dedicata al tema su “Il ricordo è il tessuto dell’identità. La memoria nelle terapie Immaginative” viene dato spazio ad un momento pratico in cui il dott. Marzio Sabbioni illustra lo svolgimento di una seduta basata sul VIC. I rappresentanti del VIC suggeriscono una prova del metodo chiedendo al pubblico se c’è un volontario che si sottoponga al rilassamento. Una collega si presta all’esercitazione e comincia il rilassamento che viene svolto seduta su una sedia in posizione di cocchiere. La collega premette che lavora come psicoterapeuta da 30 anni, ha una figlia che frequenta la facoltà di psicologia e che in questo periodo è molto preoccupata perché deve cercare di indirizzare il suo percorso nel migliore dei modi. Durante il rilassamento la collega dice di sentirsi bene, rilassata, immagina un prato verde ed il mare vicino. Il terapeuta le chiede di stendersi sul prato e di assaporare la situazione tastando l’erba e cercando di sentirla sotto di lei; la collega segue la richiesta stendendosi concretamente sul pavimento della stanza ed immagina attorno a sé delle spighe di grano. La situazione immaginativa cambia, vede dei fiori sul prato e poi si ritrova in una barca che naviga nel mare, le piace il movimento ondulatorio che percepisce stando sdraiata nella barca.Afferma di trovarsi in un vortice, poi si calma e ritorna sdraiata nella barca dove prova delle sensazioni di calma e tranquillità. Il terapeuta chiede di assaporare le sensazioni provate e di uscire dal rilassamento. Alla fine della seduta viene richiesto al pubblico di disegnare o ciò che la signora aveva trasmesso con le sue immagini o una propria immaginazione. La collega che aveva sperimentato la visualizzazione disegna l’acqua, un campo di grano e un sole quadrato che le aveva dato molto calore durante l’Imagerie. I disegni del pubblico vengono disposti sul pavimento e lei ne sceglie uno dove vi era rappresentata una sagoma di un corpo nudo e dell’acqua, affermando che si rivedeva molto in quella rappresentazione; ne sceglie anche uno dall’ altro gruppo che invece ha immaginato un vortice e dell’acqua, elementi che aveva inserito anch’essa nella stato di rilassamento. 

Conclusasi la sperimentazione interviene la dott.ssa Zanetti con la sua relazione dal titolo “Il procedimento ITP: regressioni d’età”. Inizia citando alcuni noti poeti italiani che in qualche modo hanno fatto emergere il tema della memoria e dei ricordi: Leopardi per i ricordi di un’epoca passata (esemplare è la poesia “A Silvia”), Montale per i ricordi che non si vorrebbero lasciare cadere nell’oblio e Cardarelli per l’angoscia che a volte si lega ai ricordi dolorosi.

La poesia delle memorie non proviene solo dagli autori citati, ma anche da un’anziana signora che, raccontando la sua lunga vita, regala ai suoi ricordi questo meraviglioso titolo: “La mia bella vita”.

Tornando, invece, a contenuti prettamente psicologici, si evidenzia come anche Freud, dal punto di vista psicoanalitico, avesse teorizzato in merito alla memoria e ai ricordi. Per Freud l’inconscio è il deposito dei ricordi di cui non si ha consapevolezza e dal quale questi possono ri-emergere. Nella metapsicologia freudiana questo poneva una differenza tra vita psichica e vita materiale, favorendo il passaggio dalla teoria della seduzione reale, in base alla quale le nevrosi dell’età adulta trovavano origine da forme di abuso concrete subite nell’infanzia, alla teoria del Fantasma della seduzione, in base alla quale, invece, le stesse nevrosi originavano da fantasie che il bambino aveva rispetto a comportamenti e atteggiamenti seduttivi provenienti da un adulto. Quindi, non si trattava sempre di fatti accaduti realmente, ma di fantasie.

Anche le teorie cognitive si sono occupate di memoria e ricordi, pur senza riconoscere il concetto di rimosso, ma dando una certa connotazione al concetto di inconscio.

La dott.ssa Zanetti parla dei microtraumi ripetuti, come di momenti reiterati di mancata sintonizzazione tra madre e bambino nel corso della relazione. Viene ad essere deficitario il rispecchiamento reciproco madre-bambino; essa proietta su di lui i suoi bisogni, trascurando quelli reali del bambino. Tali bisogni non sono solo bisogni materiali di cura, ma anche bisogni di cura emotiva ed affettiva. Le neuroscienze hanno scoperto come i microtraumi e le relazioni trascuranti possano causare deficit nella strutturazione all’emisfero destro, la parte emotiva del nostro cervello dove si insediano i primi ricordi. È la parte del cervello che si sviluppa per prima fino a circa 18 mesi d’età e dove, secondo Allan Schore, risiede il sistema che definisce lo stile di attaccamento del bambino. Se una relazione rispecchiante e sana favorisce un attaccamento sicuro, i microtraumi danno origine a stili di attaccamento definiti traumatici (Allan Schore).

Anche secondo Leopoldo Rigo è importante prestare attenzione ai fallimenti nella sintonizzazione e alle carenze precoci subite nei primi periodi di vita, poiché sono la causa dei disturbi che emergono a livello dell’Io Corporeo Immaginario (ICI). I disturbi hanno quindi una base corporea, di contatto fisico, ma che presume anche una vicinanza emotiva ed affettiva o stile di legame. 

La terapia ITP può essere considerata una ri-costruzione dei ricordi. Schore intende la psicoterapia come un ambiente umano significativo che ri-costruisce le parti carenti dell’emisfero destro, avvalorando le teorie psicoanalitiche dei traumi dal punto di visto neuroscientifico. Addentrandosi nello specifico della metodologia ITP, le regressioni d’età hanno lo scopo precipuo di riparare i traumi originari. Spesso, il termine regressione viene connotato negativamente, come se essa corrispondesse ad una retrocessione nello sviluppo. In realtà, nella terapia ITP le regressioni d’età vengono definite fondative proprio perché si pongono l’obiettivo di “ri-fondare” la personalità andando a riparare i traumi. Va sottolineato, tuttavia, che quando si lavora con l’ITP si va ad incidere positivamente sul vissuto sensoriale del ricordo ad esso associato e non sul ricordo in sé inteso quest’ultimo come costrutto verbale. Non viene, perciò, modificata la memoria, ma la sua esperienza sensoriale ed emotiva.