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RedazioneSilvano Secco

Silvano Secco: psicoterapeuta ITP.

Il GITIM il 7 maggio 2022 ha organizzato un Seminario dal titolo “Il dolore e la sofferenza per un approccio bio-psico-sociale”.

Questo numero della Rivista di Psicoterapia Immaginativa ITP contiene i vari contributi dei relatori.

Al Seminario ha partecipato Il dott. Zaninetta medico chirurgo, specialista in Anestesiologia e Rianimazione. Dopo 10 anni di attività in Anestesia e Rianimazione, nel 1988 il dott. Zaninetta ha dato inizio all’esperienza degli Hospice in Italia assumendo la direzione dell’Hospice Domus Salutis di Brescia. Nel corso degli anni insieme alle competenze cliniche in Cure Palliative e terapia del dolore ha maturato un particolare interesse per la dimensione spirituale del malato grave e della sua famiglia cercando di conciliare gli aspetti più strettamente tecnici della cura con una visione attenta all’integralità della persona umana in uno dei passaggi cruciali della vita.

È stata Testimone nel Seminario la signora Lorella che ha raccontato come lei, utilizzando le tecniche dell’ITP apprese durante il suo percorso personale di psicoterapia, riesca a gestire il dolore nella sua quotidianità. La signora Lorella ha descritto concretamente le strategie che utilizza per controllare il dolore cronico intenso, utilizzando le tecniche ITP che alterna alla somministrazione della morfina. La sua testimonianza ha dimostrato l’efficacia dell’ITP anche in questo ambito così delicato com’è il dolore nelle sue dimensioni biopsicosociali.

 

Il dolore nell’arte.

La rappresentazione iconografica o platica del dolore come stato d’animo o sofferenza, nel contesto della cultura occidentale, si è modificata nei secoli in relazione al diverso modo di sentire tipico di ogni epoca, alle influenze culturali e religiose. Nel Medioevo per lo più si rifiutava un uso eccessivo delle espressioni drammatiche della sofferenza.

Solo nel 1400 la rappresentazione del dolore diviene realistica nelle sue espressioni degli stati d’animo interiori, come appare evidente nell’affresco del Masaccio

“La cacciata dal Paradiso”, 1427, Cappella Brancacci, Firenze.

Nel 1604 il Caravaggio rappresenta in maniera scandalosa per l’epoca la “Morte della Vergine” con i piedi nudi.

Dobbiamo però attendere il Romanticismo per trovare rappresentato il dolore anche come espressione di sofferenza, mentre durante il Medioevo la tendenza era quella di raffigurare personaggi composti e rassegnati.

Gli schemi vengono successivamente del tutto rivoluzionati da artisti come Van Gogh, Munch, Kokoschka.

Rimanendo sul tema del dolore fisico e arte una delle figure più significative è certamente Frida Kahlo. E forse l’essere stata donna ha determinato una svolta ancora più incisiva in questo percorso di rappresentazione scenica della dinamica interiore ed esteriore.

Di Sé e del suo corpo Frida Kahlo ha scritto: “Yo soy la desintegración”. Lei è stata un’artista rappresentativa del lavoro di trasformazione del dolore fisico attraverso la pittura e lo racconta così: “La mia pittura porta dentro il messaggio del dolore. La pittura mi riempì la vita. Persi tre figli e un’altra serie di cose che avrebbero dato un senso alla mia vita orribile. Tutto questo fu sostituito dalla pittura. Io credo che il lavoro sia la cosa migliore”.