L’ITP, a differenza di metodi di ispirazione psicoanalitica volti a rafforzare le difese o ad aiutare il paziente a “liquidare” il passato e a raggiungere una “rassegnazione” psicanalitica (cfr. Eisenstein, Guex, Fromm-Reichmann, Balint), rappresenta una vera psicoterapia ricostruttiva: attraverso le “regressioni di età” e le “realizzazioni simboliche” relative ai bisogni profondi e regressivi del paziente è possibile giungere ad una vera riparazione della frustrazione di origine e del “difetto fondamentale” (Balint).
I procedimenti impiegati nell’ITP portano una vera ristrutturazione o strutturazione dell’immagine del corpo, che diventa una base del senso di identità (vedi Callieri e Felici a proposito dei “fenomeni di depersonalizzazione”).
Ciò è provato dal fatto che, superati i livelli a cui sono state vissute le fondamentali frustrazioni, si ha una ripresa a livello di Imagerie dell’evoluzione libidica normale, che spesso si completa con esperienze relative all’inconscio collettivo di Jung (1950, “processo di individuazione”) e con esperienze di “integrazione cosmica “ (cfr. L. Rigo, 1969 e S. Uberto Rigo, 1969).
Si giunge in tal modo molto spesso ad una vera guarigione, accompagnata non solo da una integrazione sociale, ma anche da uno sviluppo ed accrescimento delle attitudini e capacità personali e da un allargamento della coscienza (vedi “La psicoterapia dei Borderline e delle Psicosi latenti con l’ITP“ – L. Rigo, 1970).