Imagerie del soggetto e rêverie del terapeuta.

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Psicoterapia con l’ITPSilvano Secco

“Ciò che agita l’uomo

Non sono le cose

Ma le sue opinioni

e le sue fantasie

intorno alle cose”

Epitteto

 

 

Indice: Introduzione. Prima tesi. Seconda tesi. I^PARTE  L’Interpretazione. Dal pensiero  Filosofico greco all’umanesimo. Schleiermacher F. D. E. Heidegger M. Ricoeur P. Cassirer E. Interpretazione e traduzione. Introduzione alla Interpretazione in psicoterapia. La psicanalisi di Freud S. Altri psicanalisti.  II^ PARTE  La rêverie del terapeuta ITP. Bion W. R. Atteggiamento di accoglienza. Cesura e legami. Interpretazione e solitudine. Atteggiamento di com-prensione. Concetti. Ogden T. H. III^ PARTE L’Interpretazione nell’I.T.P. G. Bachelard. Rigo L. Interventi/Suggerimenti. Considerazioni sul sogno. Il pensare per immagini. Insight e creatività. Fase archetipica.

 

Introduzione.

 

Tutti noi sempre e con costanza interpretiamo quello che viviamo.

Genericamente, considerando l’intelligenza come una espressione universale, quello dell’Interpretazione è un tema che compete ad ogni vivente nel momento in cui si relazione con un altro da sé, con un evento distinto e separato. I fiori hanno colori perché, nel loro tentativo di vivere, entrano in relazione con altri esseri, le api ad esempio che sono sensibili a questo colore; in altri termini i fiori interpretano il funzionamento delle api. Lo stesso potremmo dire per la forma dei semi delle piante che cercano di interpretare le movenze del vento o la peluria degli animali che li cingeranno per poi depositarli. Possiamo affermare che questi sono esempi comuni di intelligenza naturale.

Ovviamente noi, lavorando in un contesto umano e specialistico, con il termine Interpretazione intendiamo qualcos’altro. La ricerca in termini di approfondimento va fatta partendo da molto lontano, per arrivare fino ai giorni nostri contestualizzandola in ambiti specialistici come la psicanalisi e l’ITP.

Nella disamina filosofica, la scelta del punto di partenza preso in considerazione in questa Dispensa, inizia all’incirca dal pensiero greco per virare, di fatto, nel contesto giudaico testamentario, fino ad arrivare a quello cristiano e quindi collocarsi definitivamente nel filone filosofico del Romanticismo.

Nello specifico, per quanto ci riguarda, il tema dell’Interpretazione rientra nel contesto della tecnica psicoterapica e dobbiamo capire qual è il suo spazio di azione. Il suo spazio è uno spazio limitato, ma importante. Forse l’aspetto inerente l’Interpretazione è quello che più colpisce la persona comune perché sembra che gli permetta di trovare una risposta immediata ad esempio alla domanda “che cosa significa questo sogno?”.

S. Freud nel suo lavoro non ha scoperto l’Interpretazione in sé perché già utilizzata in molte epoche precedenti, quanto invece la funzione del sogno che, egli dice, ha sostituito la funzione dell’ipnosi nella cura. Ma anche la funzione del sogno era già conosciuta ed utilizzata ad esempio dai Greci, e non solo.

L’Interpretazione possiamo intenderla come un lavoro di costruzione di ponti tra il vissuto e il cognitivo, fabbricata in maniera puntuale e precisa. Però dobbiamo aggiungere che fabbricare, o ventilare come diceva Rigo, una Interpretazione che non sia in corrispondenza al vissuto o emozione, non serve a niente. Su questo son d’accordo sia S. Freud che L. Rigo.

L. Rigo nella sua semplicità ha poi proposto un’altra soluzione rispetto all’utilizzo del sogno, ricollocandolo cioè nell’ambito dell’Immaginario.

Propongo due Tesi che cercherò di sviluppare dopo aver affrontato il tema dell’Interpretazione così come si è venuta sviluppando all’interno del pensiero filosofico religioso e poi psicanalitico.

Queste due tesi sono consone al lavoro con l’Immaginario e le Immagini che avviene nel paziente e parallelamente nello psicoterapeuta ITP. Sono due Tesi che propongo a latere del lavoro più ampio relativo all’Interpretazione presente in tre diversi ambiti, quello filosofico, quello psicanalitico, quello relativo all’Immaginario e in maniera specifica nell’ITP.

 

Prima tesi.

 

Inizio con un capovolgimento della questione: è il sogno che interpreta la vita … sono i miti, le fantasie o, quando si mobilita l’Immaginario, sono le Imagerie ad interpretare per noi la realtà mediante i simboli e le immagini … costruendo ponti con l’Inconscio e l’Immaginario.

 

I sogni, come i miti e le fantasie, ci aiutano ad avvicinarci alla realtà ultima, alla cosa in sé di Kant, l’oggetto O di Bion W. R., che sappiamo inconoscibile e irraggiungibile. La realtà può essere qualsiasi oggetto che esternamente ci circonda, come l’emozione (il nostro oggetto in movimento interno).

I sogni ci aiutano ad avvicinarci alla realtà e noi successivamente, spinti dal desiderio di verità, comprimiamo il sogno in un lavoro di traduzione>trasformazione che chiamiamo Interpretazione, con la speranza di trovare altri elementi ponte verso la effettività[1]. La traduzione>trasformazione è un tentativo di avvicinare l’irrazionale al razionale, in altri termini di razionalizzare e rendere cognitivo; passando così dal noumeno al fenomeno e approdare al concetto.

Propongo una metafora: è come se il naufrago passando dalle profondità del mare alla sua superficie agitata aggrappandosi ad un residuo – che chiamiamo simbolo – della sua imbarcazione, una volta approdato su una spiaggia – che chiamiamo coscienza – avesse così concluso il suo lavoro … ma così non è … si può dire che lì spiaggiato abbia iniziato una nuova vita – ovvero la spiaggia è solo un’immagine certamente salvifica di quello che lo attende -; ora l’attende l’interno dell’isola, la prosecuzione della sua individuazione.

Rigo L. propone, durante una seduta con ITP, previo accordo con la persona, di riprendere il sogno inserendolo nel lavoro Immaginativo, al fine di offrire alle Immagini del sogno un’altra occasione di vita, di espansione.

Il racconto e l’Interpretazione del sogno se viene condotto durante il colloquio nel rispetto del sogno, equivalente ad un atteggiamento di pietas[2], dei suoi significati inconsci, diventa un lavoro di traduzione>trasformazione che continua l’attività del sognare. Dobbiamo però aggiungere che se il racconto/Interpretazione ha come obiettivo la risoluzione di una equazione del tipo X = Y e solo Y questo produce un impoverimento dell’humus; come avviene nella foresta pluviale quando si tagliano o bruciano gli alberi per consentire lo sfruttamento dell’humus. Si blocca cioè il processo di riproduzione, sostituzione, espansione delle immagini, ovvero della foresta di alberi.

Molteplici quindi i suggerimenti e le vie di indagine su tale argomento:

  • Il sogno in sé, come le fantasie, le Imagerie, sono già di per sé una forma di Interpretazione, di partecipazione attiva.
  • Qual è il significato, anche etimologico del termine Interpretazione?

L’Imagerie è analoga alla rêverie di Bachelard. L’Imagerie è solo simile al sogno, ma sostanzialmente diversa perché la prima si forma in stato di rilassamento, la seconda durante il sonno.

 

Seconda tesi.

 

La seconda tesi afferma che l’avvio del processo di cura dipende dalla capacità reciproca tra paziente e terapeuta di:

-formare immagini in risposta reciproca

-scambiare immagini.

In sintesi, lo psicoterapeuta deve essere adeguatamente preparato e in grado di attivare in sé un processo mentale di rêverie così come è stata definita da Bion W. R..

 

Winnicott D. W.[3] affermava: “La psicoterapia ha luogo là dove si sovrappongono due aree di gioco, quella del paziente e quella del terapeuta”. L’ambiente che viene creato dal terapeuta si avvicina all’ambiente di Winnicott e alla rêverie di Bion W. R..

Affinché l’Imagerie si produca richiede un ambiente particolare che possiamo chiamare rêverie del terapeuta. La presenza della rêverie del terapeuta è essenziale, ma una volta che il soggetto l’ha sperimentata e introiettata la porta con sé, ascolteremo lo scritto della Signora L che ben descrive le sue rêverie solitarie a casa e la ripresa di queste nel contesto terapeutico in presenza della rêverie del terapeuta.

Affermare che uno psicoterapeuta deve avere una competenza di rêverie è come dire che un genitore deve possedere delle competenze genitoriali per essere adeguato come genitore.

Le domande quindi possono essere:

  • Cosa succede nel terapeuta durante l’Imagerie del paziente?
  • Cosa succede tra paziente e psicoterapeuta?

 

I^PARTE

 

L’Interpretazione.

In questa parte della Dispensa prenderemo in considerazione l’etimologia del termine Interpretazione e come è stata utilizzata la tecnica dell’Interpretazione in ambito filosofico, poi in ambito psicanalitico partendo da S. Freud e altri psicanalisti che hanno apportato chi un modo chi un altro dei cambiamenti significativi.

Il termine Interpretazione, come parola, inizialmente lo ritroviamo in ambito commerciale e giuridico dell’antica Roma. Deriva da interpresci, interpretatio. La prima parte del morfema inter significa tra, fra. Mentre il morfema pres si ritiene sia collegabile a pretium, che significa prezzo. Questo termine perciò allude a quella persona che fa da intermediario nelle situazioni di compravendita e cerca di stabilire l’equità tra le parti del negotium. Con il passare del tempo il termine interpretare ha assunto questi altri significati: spiegare, esplicare, portare di là, comprendere.

 

Dal pensiero filosofico greco all’umanesimo.

In generale con il termine Interpretazione, come funzione, si indica quel lavoro che ci aiuta a risalire dal segno al suo significato.

L’analogo della parola latina intepretation in greco si traduce con il termine hermēnéia con significato più limitativo a cui Platone si riferiva per individuare quel fenomeno determinato dalla presenza di oggetti che colpiscono il senso con impressioni opposte (Repubblica, 523 sgg). Per cui interpretare significa non il lavoro intellettuale che mira a eliminare i contrasti, bensì è il modo di afferrare quello che ci viene dall’esterno.

Per Aristotele la questione dell’interpretare (= hermenéuein) consiste nella competenza di cogliere il rapporto tra segni linguistici e pensieri, nel senso cioè che le parole possono interpretare i pensieri ed esprimerli al di fuori[4].

Con l’introduzione del testo della Bibbia vengono prodotti nuovi concetti rivoluzionari rispetto al pensiero greco. Fra questi ricordo l’Unicità di Dio, la creazione dal nulla, l’atto di scrittura della parola di Dio e la sua lettura/interpretazione, la venuta di Cristo.

La Bibbia (da biblia che significa libri) è un insieme di libri divisi in due gruppi, quelli (46 libri) del Vecchio Testamento (dal 1300 a.C. fino al 100 a.C.) che comunque si rifanno alla tradizione orale, riconosciuti canonici (= canone, regola) dalla Chiesa Cattolica e il Nuovo Testamento (27 libri) che si rifà al messaggio di Cristo (dal I° sec. d.C.), tra questi i 4 Vangeli.

È proprio a partire dalla metà del I° sec. d.C. che gli scritti aumentarono di numero, così che la prima tappa del lavoro fu quello di selezionare ( = distinguere i falsi dagli autentici) e successivamente decretare dei canoni. Tutto questo richiese tre secoli di lavoro.

Interessante appare il pensiero e le proposte di Filone di Alessandria ( 20 ca a.C. – 50 ca d.C.) che adottò un metodo esegetico di tipo allegorico come sintesi della fede giudaica e del pensiero greco. Egli dichiarò che la Bibbia possiede un significato letterale, che però è secondario e un significato riposto secondo il quale sia i personaggi che gli eventi sono simboli di concetti, di verità morali, spirituali, metafisiche. Queste verità per essere colte esigono una particolare disposizione d’animo, o ispirazione.

San Tommaso con Interpretazione intendeva in maniera moderna la elucidazione dei significato oscuri di un testo. Questa elaborazione si ritrova anche in san Paolo ( 1 Corinti 10, 1-11) dove parla degli eventi dell’Antico Testamento come figure e allegorie profetiche di fatti del Nuovo Testamento.

Durante tutto il Medioevo si preferisce, al termine Interpretazione, due altri termini, ovvero quello di intelligentia (= comprensione) ed expositio (= spiegazione).

È a partire dall’età umanistica che il termine Interpretazione si avvicina sempre più al significato di mettere in luce un senso nascosto. Ricordo a tal proposito Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, i quali, come già aveva cercato di fare San Tommaso (1225-1274), avevano individuato varie strategie, e fra queste anche la qabbalah, per interpretare le Sacre Scritture.

 

Schleiermacher F. D. E.

L’Interpretazione figurale operata durante il periodo dell’umanesimo divenne però eccessiva giungendo a vere e proprie esagerazioni speculative durante il Rinascimento. Il Concilio di Trento, i protestanti e il razionalismo seicentesco produssero le trasformazioni che ritroveremo nel Settecento con Schleiermacher F. D. E. (1768-1834). Nella sua ermeneutica teoria dell’Interpretazione poneva al centro il problema di comprendere il senso del nascosto all’interno delle ragioni linguistiche, storiche, culturali.

Aggiunge poi un altro aspetto: “capire il discorso anzitutto altrettanto bene e poi meglio di quanto non lo capisse l’autore stesso”. Questo perché l’autore ed il testo sono legati al contesto storico-culturale. L’Interpretazione diviene quindi un sapere storico e tutta la conoscenza storica è Interpretazione.

 

Heidegger M.

Nel Novecento troviamo Heidegger M. 1889-1976 che qualifica l’esistenza umana come sempre definita da una pre-comprensione del mondo, incarnata dal linguaggio. L’Interpretazione diviene così la dimensione costitutiva di tutta l’esistenza. La comprensione, egli afferma, è proiezione attiva, è progetto (entwurf), o Interpretazione (auslegung) di qualcosa in quanto qualcosa, cioè in quanto rinvia al altro nella rete di significatività del mondo. In questo modo l’uomo si prende cura (sorge) delle cose, degli altri e se stesso. La cura (sorge) diviene quindi la possibilità essere del da-sein ( = esser-ci, nel senso di essere aperto, essere l’apertura), la capacità di vivere l’attimo fuggevole del presente, in altre parole quando io riesco ad abitare, a vivere l’attimo mi prendo cura di me e riesco a star bene con me stesso e il mondo.

 

Ricoeur P.

Interessante poi il lavoro di Ricoeur P. 1913-2005 in “Dell’Interpretazione, Saggio su Freud”. L’Autore considera il lavoro dell’Interpretazione come svelamento del senso nascosto, comprensione dei simboli. I segni linguistici hanno una loro funzione solo nel linguaggio comunicativo, i simboli consentono possiedono un senso figurato che consente l’esplorazione dell’essere umano. Egli riconosce nel linguaggio della religione, del mito e della poesia la condizione di  possibilità e il significato ultimo del pensiero e della volontà a condizione però che non si consideri il linguaggio come semplice funzione comunicativa, bensì vi si isolino simboli dotati di referenza linguistica immanente/interna/implicita; nonché una pluralità di referenti religiosi, mitici e poetici, il cui significato viene a coincidere  con il senso ontologico e trascendente dell’esistenza umana. Il linguaggio diviene così oggetto di una Interpretazione. Un esempio sono le espressioni simboliche del male in contesto religioso: portare il peso, percorrere una via tortuosa.

 

Cassirer E.

Cassirer E. (1874-1945) propone il primato della funzione rispetto al suo prodotto. Quello che l’essere umano riesce a realizzare tramite la cultura lo fa per il tramite dell’attività simbolica la quale si allontana dal dato naturale/sensibile e conduce alla formazione di schemi concettuali indipendenti.

Egli elabora il concetto di funzione simbolica quale ad esempio il mito, il linguaggio, la conoscenza concettuale. Questi sono come i fili degli arazzi nascosti nella parte che sta nascosta e che costituiscono la trama dell’esperienza umana.

“Il simbolo non è rivestimento meramente accidentale del pensiero, ma il suo organo necessario essenziale … L’atto della determinazione concettuale di un contenuto procede di pari passo con l’atto del fissarsi in qualche simbolo caratteristico.”. Il simbolo è lo strumento che opera una mediazione tra il concreto e il concetto. La forma simbolica è una energia che collega contenuto e segno; è un codice che consente l’oggettivazione di una idea, di una emozione. Il mito è un modo che consente di conferire significato alla realtà poiché è una produzione del pensiero, possiede una propria logica, è una forma pre-scientifica di conoscenza. Il mito non ricopia la realtà ma la struttura, è una modalità di comprensione del mondo.

Cassirer offre poi dignità all’intuizione come passaggio fra il sensibile e l’intelligibile, essa utilizza la corporeità. Successivamente, avanzando la maturazione dei codici, ecco che la parola e i numeri sostituiscono l’intuizione grazie alla loro capacità di identificare la cosa in sé che può non essere lì presente.

Egli distingue tre fasi della maturazione del linguaggio: sensibile, intuitivo, concettuale. Siccome l’uomo non può raggiungere la cosa in sé allora il linguaggio, i simboli non sono il riflesso o la riproduzione delle cose. Il linguaggio invece è lo specchio di noi stessi, della coscienza delle cose. La conoscenza scientifica è la conoscenza più astratta, mentre il mito, la poesia sono conoscenza intuitive, sensibili.

 

Interpretazione e traduzione.

Un significato seduttivo di Interpretazione si trova collegandolo al traduttore. Etimologicamente traduttore in latino diviene traditor che ha due significati: traditore era colui che consegnava i libri sacri alle autorità durante le persecuzioni cristiane e maestro ovvero colui che trasmetteva le Scritture. La trasmissione assume quindi il significato di inganno. La traduzione è quindi un lavoro di trasformazione del testo che tradisce la forma originaria.

I francesi in epoca rinascimentale distinsero per necessità traslater da interprete o truchement.

Il verbo latino traduco significa far passare, condurre di là. Mentre traditor deriva da trado, che significa consegnare, tramandare.

Goethe W. J. affermava: “I traduttori sono simili a zelanti mediatori che esaltano i pregi di una bella donna mezza velata, fanno nascere l’impulso irresistibile di conoscere l’originale”.

Cervantes de M. scriveva: “Tuttavia mi pare che il tradurre da una lingua all’altra … sia come quando si guarda gli arazzi fiamminghi al rovescio. Le figure si vedono sempre bene, ma attraverso tanti fili che le confondono e non appaiono così nitide e a vivi colori come da diritto”.

 

Introduzione alla Interpretazione in psicoterapia.

Direi che la psicoterapia è una situazione particolare di formazione di un individuo in una relazione, di cura e holding, specifica che può essere assimilata a quella di un feto o di un neonato nella relazione con la propria madre. Ogni seduta diviene momento unico ed irripetibile in cui un individuo, ciascuna volta, si forma.

Vi sono delle fasi all’interno del percorso di psicoterapia con l’ITP alle quali corrisponde un processo di crescita e di pensiero diversi l’uno dall’altro.

Vi sono infine, all’interno della singola seduta ITP, delle fasi. Ad esempio è diverso il momento del colloquio iniziale o finale, dal momento della produzione dell’Imagerie.

La domanda è: in quale momento della terapia io mi riferisco per fare delle considerazione anche nel merito dell’Interpretazione, ovvero del lavoro del terapeuta? Se confrontiamo la descrizione di un caso proposto da Klein M. leggiamo un costante intervento interpretativo che accompagna il paziente. Quando leggiamo i casi presentati e discussi da Rigo L. durante la produzione di Imagerie o di gioco del bambino non troviamo interpretazioni ma suggerimenti o domande; mentre il lavoro interpretativo di ciò che è avvenuto durante l’Imagerie lo troviamo solo quando egli analizza la seduta.

Rigo L. poi propone nel suo materiale tecnico una strategia di analisi dettagliata ed elaborata ( Maya n° 9) di una Imagerie tipo.

 

La psicanalisi di Freud S.

Le fondamenta della psicanalisi, ovvero le scoperte teoriche furono la resistenza e la rimozione. Le tecniche che consentirono il loro superamento furono il metodo.

La possibilità offerta al paziente di abbandonarsi nella relazione con il terapeuta all’associazione libera sostituirono la costrizione e la suggestione utilizzate all’interno della tecnica dell’ipnosi. Alle libere associazioni Freud affiancò l’arte della Interpretazione che affinò durante la sua malattia creativa avvenuta dopo la morte del padre e ben descritta nel suo lavoro L’Interpretazione dei sogni.

Egli scriveva[5] che il contenuto latente del sogno contiene il vero significato del sogno, mentre il contenuto manifesto non era altro che una maschera dalla quale potevano prendere spunto le associazioni ma non l’Interpretazione. Un punto fondamentale è quindi che le libere associazioni anticipano  sempre il lavoro di Interpretazione; ma ancor prima vi è il lavoro onirico.

L’Interpretazione utilizzata da Freud nel contesto psicopatologico dell’isteria di conversione è stata successivamente estesa come forma di cura a tutte le forme di nevrosi. Avvenne così una colonizzazione e totalizzazione della tecnica dell’Interpretazione verbale verso ogni forma di patologia.

Obiettivo della cura era far risalire il materiale nascosto nell’inconscio passando per il preconscio, rivestendolo così di parole e portarlo così in superficie nel conscio e lì trovare il proprio significato. Tale lavoro di esposizione dei reperti archeologici alla luce della coscienza, consentiva il depotenziamento dei sintomi e la guarigione.

Partendo dal lavoro svolto con le pazienti isteriche e l’apprendimento che da queste assorbì, Freud applicò a se stesso la tecnica nel lavoro di autoanalisi e trascritto nel testo L’Interpretazione dei sogni. La tecnica psicanalitica e la teoria prese spunto dalle sue pazienti e dal lavoro di autoanalisi.

 

Anna O ( Bertha Pappenheim) rappresenta il famoso caso clinico segnò l’inizio della “cura del parlare” o “dello spazzacamino“talking cure” “chimney sweeping” come la paziente stessa declinò le sedute con Breuer.

Il procedimento psicoterapeutico utilizzava due strategie di base: la catarsi, mediante la quale la paziente recuperava e riviveva i ricordi e l’abreazione a livello emotivo, ovvero la liberazione del peso emotivo dei ricordi tramite il loro racconto. La cura appariva alla paziente come una pulitura del camino, metafora della psiche ingombrata e del terapeuta come spazzacamino e del linguaggio come nastro di trasmissione utilizzato dall’Inconscio.

Il trattamento catartico molto somigliava poi a come Janet aveva trattato una sua paziente (Mary) nel 1886. Tra il 1886 e il 1896 Freud sviluppò le sue teorie sulla nevrosi. Nello stesso periodo vi è nella sua vita professionale la presenza di Charchot, del quale egli si ritiene seguace.

Durante ogni incontro la paziente entrava in stato ipnotico, anche autoindotto ( lo stessi fenomeno può avvenire anche con l’Immagerie) e Breuer la riportava ai momenti in cui i sintomi erano apparsi e che in Anna O erano collegati ad un evento vissuto in maniera traumatica e alla malattia del padre. “Dal dicembre 1881 al giugno 1882 si produsse un lento miglioramento. Le due personalità erano ora nettamente distinte e Breuer riusciva a farla passare da una all’altra presentandole un’arancia. La caratteristica principale era che la personalità malata viveva 365 giorni prima di quella sana. Grazie al diario che la mamma aveva tenuto, Breuer poté controllare che gli avvenimenti che Anna allucinava si erano verificati, giorno per giorno, esattamente un anno prima. Una volta, sotto ipnosi, ella gli raccontò che la difficoltà di trangugiare l’acqua era iniziata dopo che aveva visto un cane bere al suo bicchiere. Dopo aver detto questo a Breuer il sintomo scomparve. A questo punto iniziò un nuovo tipo di trattamento, Anna raccontava a Breuer in ordine cronologico inverso, ogni comparsa di un dato sintomo con date esatte, finché non raggiungeva la manifestazione originaria e l’avvenimento iniziale, poi il sintomo scompariva. Breuer sradicò ogni sintomo in questa tediosa maniera. Infine, l’ultimo sintomo fu fatto risalire a un incidente occorso quando ella assisteva al padre malato. Aveva avuto una allucinazione di un serpente nero, ne era rimasta sconvolta e aveva mormorato una preghiera in inglese, l’unica che le era venuta in mente. Non appena recuperato quel ricordo, scomparve la paralisi al braccio sinistro e Anna fu in grado di parlare tedesco.”

Nello scritto sul caso clinico Breuer omise quello che invece Freud rilevò, al biografo S. Zweig, come elemento fondamentale. Una sera la paziente chiamò Breuer nella sua stanza e questi la trovò in stato confusionale con forti dolori addominali e la Anna O gli disse che stava per venire al mondo il bambino del dottor Breuer. Questo fatto, inspiegabile agli occhi del medico, determinò la sua fuga e la rottura anche del rapporto professionale con Freud. Quest’ultimo invece diede una spiegazione clinica al fatto che chiamò transfert e nello stesso tempo lo indusse a rafforzare la sua ipotesi sull’origine sessuale dei sintomi isterici.

Nel 1894 Freud, forse riprendendo da Meynert, espose il concetto di difesa e di trauma come reciprocamente agenti nella formazione delle nevrosi. Non è il trauma in sé ad essere patogeno, ma la sua rappresentazione o idea e la difesa è diretta contro le idee sessuali. Viene così negata la teoria neurologica della degenerazione. Nel 1895 pubblica con Breuer gli Studi sull’isteria.

Nel 1896 Freud pubblica Etiologia dell’isteria dove evidenzia come l’isteria sia determinata da esperienze traumatiche. Il ricordo di queste esperienze traumatiche è a livello inconscio e riappare sotto una forma simbolica proprio nei sintomi che la paziente manifesta. La guarigione avviene quando questi ricordi emergono alla coscienza. I traumi, determinanti e contenenti molta forza, erano collegati l’uno all’altro come anelli e venivano riattivati da episodi in apparenza banali. Un anno dopo Freud scriveva a Fliess che questi traumi erano della fantasie e che l’Inconscio non distingueva tra fantasie ed oggettività del ricordo; si pose quindi l’obiettivo di analizzare tali fantasie.

Possiamo immaginare che il funzionamento della psiche avvenga a due livelli, quello in superficie è relativo al Conscio, dove tra l’altro si manifestano i sintomi. Vi è poi quello più profondo, relativo all’Inconscio, dove operano i traumi. Qual è la relazione tra i due si sono chiesti Breuer e Freud? Il sintomo è la cifra che si manifesta in una lingua in apparenza a noi conosciuta, che essendoci nota ci può aiutare a decifrare il testo scritto nella lingua dell’Inconscio a noi sconosciuta. Sarà proprio nella/con la relazione terapeutica che viene attuata quella manovra che consente la decifrazione del messaggio, con conseguente abreazione delle emozioni ad esso collegate. Il trauma è tenuto nell’Inconscio da una forza molto attiva che Freud chiamerà rimozione. Nel sogno il corrispettivo della rimozione è la censura e quando la persona afferma di non ricordare mai i sogni è probabile che sia all’opera una potente censura/rimozione.

 

Emmy von N è la paziente che condusse Freud a concludere come non tutti pazienti sono ipnotizzabili e allora è meglio utilizzare la tecnica del lasciarli parlare liberamente che successivamente chiamò tecnica delle libere associazioni e corrisponde alla regola fondamentale della psicanalisi, ovvero alla richiesta che l’analista fa al paziente di dire tutto quello che viene alla mente senza selezionare anticipatamente.

Freud comprese poi con questa paziente che quando le rappresentazioni sono inaccettabili allora vi è una conversione dell’energia libidica in sintomi di tipo somatico, in questi casi è come se l’Inconscio parlasse attraverso il corpo.

 

Elisabeth von R fornì a Freud la motivazione per spiegare come il lavoro psicanalitico somigliasse allo scavo archeologico di una città sepolta. Alcune volte poi la paziente si trovava nella situazione di non riuscir a dire nulla, il suo discorso si bloccava. Tale arresto del discorso indusse Freud a definire le resistenze come un meccanismo di difesa dell’inconscio. Egli ipotizza che il non ricordo dia origine alla conversione e alla conseguente traduzione/trasformazione dell’energia libidica in sintomi, come rappresentanti dei conflitti di un’idea inammissibile o segreto. Freud ricostruendo il materiale che la paziente gli aveva fornito, tramite l’Interpretazione le suggerì che i suoi sintomi derivavano dall’amore inconfessabile per il cognato e il desiderio di morte verso la sorella. Freud in seguito modificherà la sua idea del potere delle interpretazioni sui sintomi.

 

Freud si trova ad ascoltare Lucy R utilizzando, quella che lui definirà, una attenzione fluttuante o attenzione equamente sospesa. Tale attenzione appare indicativa di un particolare atteggiamento mentale analista//paziente, simmetrico e non giudicante, di massima accoglienza e apertura ai dettagli contenuti dal racconto, non preliminarmente selezionati dall’analista, una sorta di epoche fenomenologica.

Freud stesso scriveva nel 1912 in Tecnica della psicanalisi ipotizzando una forma di comunicazione di inconscio ad inconscio: “il terapeuta deve rivolgere il proprio Inconscio come un organo ricevente verso l’Inconscio del malato per trasmettere … così l’Inconscio del medico è capace di ristabilire, a partire dai derivati dell’inconscio che gli sono comunicati, questo stesso inconscio che ha determinato le associazioni del malato”.

 

Per un verso l’Interpretazione è lo svelamento di un contenuto nascosto/latente che diventa perciò cosciente e provoca la cura. Però Freud S. in Metapsicologia[6] scrive: “L’aver udito e l’aver vissuto sono due cose completamente diverse per natura psicologica, anche se hanno lo stesso contenuto”.

In un passaggio successivo Freud sarà ancora più esplicito rispetto alla tematica della consapevolezza (pp. 163): “Nella misura in cui vogliamo conquistare la capacità di considerare metapsicologicamente la vita psichica, dobbiamo imparare a emanciparci dell’importanza del sintomo “consapevolezza””. Freud qui addirittura apostrofa come sintomo l’obiettivo dello psicoterapeuta di rendere consapevole.

In L’Io e l’Es[7], Freud si pone esplicitamente questa domanda: “Che cosa significa rendere cosciente qualcosa?. Egli fornisce due ordini di risposta.

Innanzitutto come aveva già precedentemente chiarito considerando il sistema in termini di topica, la quale distingue il sistema psichico in Inc, Prec e C, la questione sta nel passaggio di materiale dall’Inc al Prec. Questo per Freud significa[8]: “ … la rappresentazione conscia comprende la rappresentazione della cosa più la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella inconscia è la rappresentazione della cosa e basta. Il sistema Inc contiene gli investimenti che gli oggetti hanno in quanto cose, ossia i primi e autentici investimenti oggettuali; il sistema Prec nasce dal fatto che questa rappresentazione della cosa viene sovrainvestita in seguito al suo nesso con le relative rappresentazioni verbali. Abbiamo il diritto di supporre che siano tali sovrainvestimenti a determinare una più alta organizzazione psichica, e a rendere possibile la sostituzione del processo primario con il processo secondario che domina nel Prec. … La rappresentazione non espressa in parole, o l’atto psichico non sovrainvestito, resta nell’Inc, rimosso”.

L’altra risposta relativa al quesito sulla coscienza e rendere cosciente la troviamo nel lavoro L’Io e l’Es quando dopo una lunga riflessione sulla domanda relativa al significato di rendere cosciente nelle ultime righe (pp. 297) scrive: “ … dell’Io cosciente: esso è prima di ogni altra cosa un Io-corpo”.

Rendere coscienti, secondo questo ultimo punto di vista, che si avvicina al nostro ITP, equivale a consentire una trasformazione corporea ( = vissuto) del materiale psichico inconscio, perché l’Io è (pp. 295) anzitutto un’entità corporea, non è soltanto un’entità superficiale, ma anche la proiezione di una superficie … derivato da sensazioni corporee, soprattutto dalle sensazioni provenienti dalla superficie del corpo …”. Vi è in sintesi in Freud questa continua oscillazione tra l’importanza data al verbale e quella rivolta al corporeo/vissuto.

Per un altro verso tutte le comunicazioni/informazioni/interpretazioni/atti che provocano collegamenti tra Inc e Prec o C, determinano processi di guarigione ovvero di trasformazione psichica (pp. 149): “ il passaggio della rappresentazione dal sistema Inc in quello ad esso contiguo (Prec) non avvenga attraverso una nuova trascrizione, ma attraverso un cambiamento di stato, una trasformazione del suo investimento”. In sintesi ogni collegamento, determinato da una molteplicità di azioni, tra livelli diversi della psiche-corpo provoca un processo di trasformazione.

 

Altri psicanalisti.

Nel 1924 due psicanalisti Ferenczi S. e Rank O.[9] affermano che per avviare l’esperienza emotiva nel setting analitico bisogna incoraggiare, provocare nel transfert la ripetizione dei traumi subiti; solo dopo che il soggetto ha più volte esperito il ricordo e le emozioni collegate, allora è plausibile l’Interpretazione. Secondo gli Autori la semplice comunicazione o ricostruzione non appare consona alla provocazione delle adeguate reazioni emotive. Secondo Freud invece la coazione a ripetere andava velocemente circoscritta.

Nel 1934 Strachey J.[10] parla di interpretazioni mutative con importi verbali frazionati di energia, diretti ai punti di immediata urgenza emozionale individuati nella nevrosi regressiva di transfert.

Due quindi le posizioni di proposta di intervento trasformativo la psiche del paziente, una mira alla comunicazione verbale dei contenuti inconsci, l’altra posizione mira a promuovere l’esperienza emotiva.

Negli anni ’60 troviamo psicanalisti del calibro di Winnicott D. W., che dà importanza all’ambiente di sostegno, di madre ambiente. Balint M.[11] sostiene che la cura psicoterapeutica si basa sulla capacità del terapeuta di rispondere ai bisogni del soggetto che regredisce. In Winnicott e Balint al posto dell’Interpretazione troviamo quindi la capacità di risposta ricettiva/contenitiva offerta dal terapeuta.

Negli anni ’70 troviamo Kohut H. e Kenberg che si confrontano con una tipologia nuova di pazienti, quelli con patologia narcisistica di personalità. Kohut H. dirà che l’essenza del compito psicologico chiaramente non è quella classica di rendere consci con l’aiuto dell’interpretazioni[12]. La funzione dell’analista è quella di accettare in maniera incondizionata il paziente e fungere da rispecchiamento empatico delle sue strutture narcisistiche scisse. Non è l’Interpretazione in primis che cura, ma l’atteggiamento empatico. L’Interpretazione è subordinata all’atteggiamento, agli atti di rispecchiamento fondati sulla introiezione vicariante.

 

 

II^ PARTE

 

La rêverie del terapeuta ITP.

 

La seconda Tesi scritta all’inizio, verrà sviluppata inizialmente in questa parte del lavoro.

Proporrei, prima di dare la definizione di rêverie del terapeuta ITP, alcune precisazioni introduttive. Già la dott.ssa Serenella Ubaldo Rigo affermava che il transfert è sempre materno, al di là del fatto indiscutibile che il terapeuta possa essere maschio o donna. Per chiarire possiamo utilizzare, semplificandolo, il pensiero di Bion W. R., in particolare riprendendo alcuni concetti quali la funzione alfa, gli elementi alfa e beta, la rêverie.

 

Bion W. R.

 

La funzione alfa è una funzione della personalità che lavora sulle impressioni sensoriali ed emozioni, trasformandole in elementi alfa. Essa è co-costruita in una relazione.

Gli elementi alfa, depurati dagli aspetti ansiogeni, si trasformano a loro volta in immagini corrispondenti ai vari canali sensoriali che possono così essere utilizzati dalla mente per formare pensieri onirici, ovvero sogni e ricordi. Tramite altre trasformazioni queste immagini che provengono dal lavoro onirico possono diventare bugie e poi pensieri, concetti.

Gli elementi beta sono le impressioni sensoriali o emotive non-trasformate, quindi non idonee a pensare, ricordare. Quindi non sarà possibile neanche attivare correttamente le funzioni intellettuali poiché si costruirà un’area densa di menzogna e falso Sé.

La mente del neonato pullula quindi di elementi beta e, affinché si strutturi la funzione alfa, egli necessita della presenza vitale di un buon rapporto con un caregiver particolare che lo contenga con la sua mente e per lui digerisca gli elementi beta, trasformando gli elementi beta in elementi alfa che andranno a colonizzare parti della sua mente che così alimenterà il seme della sua funzione alfa.

Tale presenza di capacità materna di contenimento e rielaborazione viene chiamata funzione di rêverie. Tale capacità di rêverie dovrebbe essere presente sia nel caregiver sia nel terapeuta ITP.

 

Atteggiamento di accoglienza.

Il terapeuta deve esser in grado di accogliere in un silenzio partecipato i racconti che il paziente fa dei vari eventi accettando l’incertezza, avendo cioè fede che qualcosa avvenga. Questo è quello che Bion W. R. chiama accettare il linguaggio dell’effettività ( = che qualcosa possa avvenire).

In Gli elementi della psicanalisi, Bion W. R. sostiene che la condizione per l’Interpretazione è in primis l’accoglienza, non la comprensione. Quest’ultima ha a che fare con i meccanismi controtransferali, ovvero a come gli elementi del paziente una volta introdotti/incorporati nel terapeuta, risuonano – retentissement in Bachelard – .

Quando gli eventi del paziente risuonano nel terapeuta e se questo ultimo vi introduce la coscienza otteniamo forse una Interpretazione. Dico forse poiché non è sempre facile interpretare e tanto meno avvicinarci al significato dell’O del paziente.

L’Interpretazione quindi secondo Bion W. R. diviene a questo punto una riformulazione degli eventi partiti dal soggetto e come tale, l’Interpretazione produce lo sviluppo di significati che sono del paziente.

Bion W. R. sostiene che tale riformulazione/decifrazione non è una traduzione del nascondimento, del senso nascosto. Il significato non è, come affermava Freud quando faceva l’analogia tra analista ed archeologo, la scoperta di un senso nascosto, bensì un aumento di complessità, di astrazioni, di integrazione dei pensieri e di chiarezza/lucentezza delle immagini.

 

Cesura e legami.

Andando ancor più nel dettaglio, Bion W. R. suggerisce che il lavoro del terapeuta si deve concentrare sui legami singoli e poi sul loro accumulo: “i fenomeni sono privi di significato e devono essere collegati insieme affinché si possa pensarli. Una volta dato un nome  ( = nominazione) e perciò impedita la dispersione, il significato può cominciare ad accumularsi”[13]

Bion W. R. in Attenzione e Interpretazione (sottotitolo: Un approccio scientifico all’insight nella psicanalisi e nei gruppi) e in Cogitations si interessa all’immagine visiva e in particolare, negli ultimi scritti, si avvicina alla considerazione che quello che deve essere indagato è la cesura: “Indagate la cesura; non l’analista, non l’analizzando; non l’inconscio non il conscio; non la sanità, non l’insanità. Ma la cesura, il legame, la sinapsi, il (contro-trans)-fert, l’umore transitivo-intransitivo”[14]

Per Bion W. R. quindi l’Interpretazione equivale all’isolamento di singoli elementi della configurazione del materiale che proviene dall’analisi. La costruzione è la formulazione di una relazione simmetrica. Egli suggerisce poi di avere molta pazienza che dalle parole emerga uno schema, una struttura riconoscibili e in questo i miti ( Edipo, Torre di babele, Eden, Ur) sono di grande aiuto al terapeuta per congiungere gli elementi.

In Memorie del futuro egli riconosce inoltre la funzione del poeta: “I pensieri sconosciuti richiedono un poeta come gli eroi che ancora giacciono nella notte interminabile di cui parlò Orazio”[15]

Bion W. R. sintetizza così: esperienza sensoriale > creazione delle idee attraverso i simboli > formulazione delle ipotesi > fatto armonizzante > trasformazione.

 

Interpretazione e solitudine.

Per Bion W. R. l’atto di Interpretazione è un atto compiuto in solitudine che il terapeuta avvia in quel momento, in quel contatto irripetibili tra sé e il paziente. Per compierlo deve esser in grado di sopportare la solitudine, l’insicurezza, la sofferenza. Sottolineo che il terapeuta, come una madre, deve sopportare una doppia solitudine, una doppia sofferenza/frustrazione/dolore, ovvero la sua e quella del paziente.

 

Atteggiamento di com-prensione.

L’atteggiamento di com-prensione si avvicina e diviene capibile se lo avviciniamo all’atteggiamento partecipato della com-passione. La com-prensione non deve essere cioè un: io (terapeuta) ho capito il significato … ma non te lo dico … me lo tengo per me. Bensì: ho compreso … ho capito il significato … lo conservo dentro di me e aspettiamo che altro lavoro si compia, altro tempo passi … anche dentro di te, ad un livello profondo, vi è una forma di comprensione che non è fatta ancora di parole … già le tue immagini sono una forma importante di comprensione del significato … Lasciamo che le immagini e i simboli lavorino”.

Esempio tratto dal lavoro con l’ITP: Una paziente per più sedute immagina una casa, ma non se la sente di avvicinarsi e tanto meno di entrare, io potrei fornirle delle interpretazioni per forzare questa sua … ? … possiamo chiamarla resistenza ( = interpretazione psicanalitica) … possiamo definirla: come non ancora adeguatamente pronta per affrontare la casa … e la casa che cosa rappresenterà? … la casa può rappresentare la persona stessa, la madre, un evento traumatico? La paziente, ovvero il suo Immaginario oramai attivo e propositivo, decide nell’Imagerie di lasciare la casa ed andare verso un campo di grano dove si distende e lì costruisce una sorta di rifugio, vi si distende e guarda il cielo azzurro. Quando esce dal rilassamento la paziente se ne rammarica e io affermo: quella casa la re-incontrerà, in un’altra Imagerie o nei sogni.

I pazienti hanno necessità che il terapeuta abbia compreso. È una forma di rassicurazione che li rende tranquilli … sta facendo un lavoro.

Vi sono situazioni in cui il terapeuta non ha ancora compreso il messaggio cifrato, ma sente che qualcosa avverrà. Questo è un atto di fede: qualcosa avverrà.

 

Ogden T. H.

 

Ogden T. H. ha scritto un libro dal titolo “Rêverie e Interpretazione”[16] dove descrive come il terapeuta debba farsi orecchio immaginativo per ascoltare i suoni vivi del discorso. E perché questo accada il terapeuta deve morire a sé, ovvero entrare in uno stato di semicoscienza. Questo favorirà la formazione di una recettività inconscia o stato di rêverie di cui parla Bion W. R.. Prende vita così in questo gioco di parti il soggetto dell’analisi o terzo soggetto o terzo analitico. Il terapeuta deve imparare a parlare al paziente con suoni vivi che diventino un soffio della vita, analogo a quanto proposto da Rigo quando parla di ventilazione.

Ogden, sempre partendo da Winnicott dà valore alla solitudine e al silenzio: “Sebbene le persone sane comunichino e godano di questo comunicare, è pur vero l’altro fatto, ossia che ogni individuo è isolato, costantemente non comunicante, costantemente ignoto, di fatto non scoperto. … Al centro di ogni persona c’è un elemento incomunicato, inviolabile, che è sacro e che va preservato”[17]. La rêverie richiede solitudine e rispetto di questa solitudine ecco perché gli interventi del terapeuta devono esser limitati, minimi, ma precisi.

Per capire estesamente come funzioni una rêverie dovremmo far riferimento ad uno specialista come Bachelard, ma non c’è tempo.

Ogden si è reso conto che per usare le sue rêverie sono necessari questi elementi:

  • Deve tollerare l’esperienza di essere alla deriva, ovvero che la rêverie, come un fiume, lo trasporti in un terreno significativo
  • La scoperta della significatività spesso è retrospettiva
  • Né una singola rêverie né una serie di rêverie diventano vie regie
  • Fondamentale sostenere come sia importante il senso di avere tempo da perdere
  • La simbolizzazione si sviluppa nel flusso del tempo
  • Il tentativo di interpretare una rêverie conduce a interpretazioni superficiali
  • L’uscita o il risveglio emotivo dalla rêverie è solitamente discreto e indistinto, per l’analista ha la qualità di una vaga sensazione di turbamento
  • Lo squilibrio emotivo provocato dalla rêverie è uno degli elementi più importanti a disposizione dell’analista
  • La rêverie si trova anche nelle risposte corporee o fantasie nel corpo[18].

 

III^ PARTE

 

L’Interpretazione nell’I.T.P.

Le riflessioni che seguiranno in questa parte del lavoro si riferiscono agli interventi dello psicoterapeuta ITP durante la fase di produzione dell’ITP, che è diversa dalla fase del colloquio.

Possiamo già dire che per chi lavora con l’Immaginario e le Immagini nel contesto psicoterapico, come anche in ambito artistico/creativo, l’obiettivo non è la traduzione di elementi inconsci in elementi consci. L’obiettivo è creare le condizioni perché l’Immagine si formi, si espanda e quindi diffonda i suoi effetti di maturazione/evoluzione dell’essere.

Vorrei soffermarmi su uno scritto di una mia paziente che si è appropriata del metodo ITP, prima apprendendolo e infine personalizzandolo. Potevo impedirLe questa appropriazione? La risposta è: no.

Ecco cosa scrive la signora L.:

“Amico (il suo diario) mio tutto è molto particolare per me il mio mondo è come magico e riuscire a farlo vedere sentire ad altri è difficile perché sai non ci sono come parole frasi che possono come illustrare il mio mondo la dolcezza del mio mondo amico è come se nel mio mondo non c’è sofferenza è come se la sofferenza viene addolcita ha come un colore diverso amico in mezzo ai miei fiori in compagnia dei miei esserini del mio cagnolino il silenzio dove sono come al centro è come se da un movimento di vita i miei fiori comunicano il loro colore ha il sapore della dolcezza e della vita sai amico il mio comunicare con loro assume un movimento un’immagine sai amico anche la semplice inclinazione di un fiore sbocciato comunica è come se assume una sua personalità sai dietro nel mio spazio dentro il mio spazio ho delle fioraie che contengono una specie di gigli che hanno vari colori ed ognuno ha una sua dolcezza un suo sapore hanno il gambo molto lungo ma non sono tutti della stessa lunghezza e questo ha crea un movimento sono come una famiglia dove c’è un fiore che ha come una sua posizione che assume come una forza una sua personalità e la sua dolcezza è come se tutti gli altri gigli attorno hanno come una forma di spensieratezza di leggerezza sono come dei bambini allegri con la loro vivacità spensierata le loro piccole inclinazioni è come se personalizza il loro essere  amico quando uno di questi fiori sfiorisce amico è come se si posiziona dietro ad un fiore che sta per sbocciare o che è già sbocciato come per dare spazio e come posizionarsi in una sua riservatezza amico i suoi petali cadono in modo molto delicato e con una dolcezza molto delicata  e dolce come per far si che la sua sfioritura assuma una dolcezza e tutto questo nella sua riservatezza sai è come se non c’è sofferenza nella sua sfioritura ma gioia e serenità amico a volte quando sono la nel mio silenzio entro come dentro un mondo tutto particolare e magico è come se immagino delle cose che quando vado dal Dott. S. (psicoterapeuta) ed entro in quella stanza che è il mio spazio protetto dove mi sento protetta è come se libero le mie immagini se le mie immagini si sentono libere e protette quello che vivo  dentro lo spazio del mio mondo qui a casa ma che come le devo tenere chiuse perché ho anche paura amico perché non conosco o non so cosa ma amico la dentro il mio spazio dal Dott. S. mi sento protetta il silenzio che come mi accoglie mi avvolge e mi scioglie  sai è un silenzio come profondo un silenzio che si diffonde come verso il mio interno è come se  permette di liberare senza capire quello che vivo che sento nel mio spazio a casa sai è come portare il mio mondo quello che vivo qui nel mio spazio a casa in questo mio spazio protetto amico è difficile da dirti tutto questo perché è molto particolare sai io lo chiamo come magico sai a volte immagino di essere come una bambina piccola ed essere come ai piedi dei miei fiori sulla terra e loro mi proteggono creano come un’ombra che mi protegge ma amico è come se qui a casa vivo tutto questo e altre cose che immagino che vivo quando sono la dentro il mio mondo ma tengo tutto come chiuso ma amico quando arrivo la dal Dott. S. dentro il mio spazio il silenzio è come se magicamente mi permette di liberare di lasciare vivere tutto quello che vivo qui a casa amico a volte nella mia quotidianità  ci sono tante domande tanti perché ma che non trovano risposta e sai amico quando sono dentro il mio spazio dal Dott. S. è come che se senza capire e come spontaneamente nel mio comunicare con lo spazio con il Dott. S. è come se riesco a sentire trovare come delle risposte ma che non sono risposte come dirette ma trovano un collegamento amico è come se in una ramificazione anche lontana trovo sento come un qualcosa che mi conduce che si collega sai non sono come risposte dirette anzi molto lontane è come se non sono risposte ma un qualcosa si collega e è come se quando esco da la dal mio spazio senza come capire è come se un qualcosa prende come luce un colore ed è come se cosi magicamente un qualcosa si collega è come se percorre come un filo che va come a una origine è come se dare un colore a un qualcosa sai amico non so come dirti è come se attraverso un qualcosa di non materiale sento come un collegamento  ma che non è risposta perché sento un qualcosa che come si illumina e che come fa dei collegamenti è come essere lontani e magari quel qualcosa ha un significato che si collega ad un altro qualcosa non lo so se riesci a capirmi amico perché non riesco a dirti bene scusami sai è come se dare  spazio a delle cose che loro ti conducono come in un qualcosa in un altro spazio mi capisci amico  ed è come se magicamente tutto prende un suo spazio una sua posizione è come se un colore conduce in un altro colore formando come uno spazio colorato mi capisci amico uno spazio colorato dove come magicamente i colori si posizionano come dentro il loro piccolo spazio mi capisci amico”

“Amico mio se riuscissi a vedere i miei gigli che ho dietro dentro il mio spazio amico mio anche tu sentiresti di comunicare con loro amico il loro movimento amico è come un mondo tutto loro”.

 

G. Bachelard.

 

Ho scelto alcune parti illuminanti della ricerca di G. Bachelard sulla rêverie  perché sono, così mi sembra, una onesta testimonianza di cosa si possa intendere quando affermiamo di lavorare con le Immagini.

Egli innanzitutto dà importanza e valore alle singole immagini e abbraccia la posizione del non-sapere, dell’oblio del sapere. Valorizza la capacità di trattenere e lasciar sentire la rêverie dentro di noi, processo che egli chiama retentissement. In italiano questo termine si traduce con ri-sonanza, ri-percussione.

Quando un soggetto fa un sogno o una Imagerie e compare l’elemento acqua, se il terapeuta interpreta tale elemento come vissuto/ricordo della vita fetale egli produrrà un distacco del soggetto dal vivere nell’immediatezza gli aspetti sensoriali/emotivi collegati all’immagine dell’acqua.

Bachelard nel suo lavoro La poétique de l’espace prende in analisi un mobile piccolo ma complesso come il cofanetto e la sua serratura, al fine di scoprire il senso del segreto e del falso segreto. Egli suggerisce di non cadere nella trappola psicologica della Interpretazione, ma di accettare il seme che ogni rêverie porta dentro di sé. La rêverie cioè non può fare come la psicanalisi che si annoda attorno all’Interpretazione complessuale, magari sessuale, di una immagine come la serratura e la chiave. Così facendo, possiamo dire con semplicità ed ingenuità produttiva, che non si scoprirebbe mai cosa contiene il piccolo cofanetto o la grande cassapanca.

“Il poeta ha tradotto in concreto un tema psicologico generalissimo: vi saranno sempre più cose in un cofanetto chiuso di quante se ne potranno trovare in un cofanetto aperto. La verifica – cioè l’Interpretazione di una immagine o di un simbolo – condanna a morte le immagini. Immaginare sarà sempre più grande che vivere”. Quale modo migliore per dire che interpretare una immagine è come ucciderla, bloccando cioè tutte le possibilità del suo divenire.

A p 119 Bachelard racconta una propria rêverie che, tra l’altro, ci aiuta a comprendere la differenza tra il nido vivente (immagine) e il nido reale (concetto): “E’ un nido di cincia. In tal modo, il vecchio nido entra in una categoria di oggetti … Collezionando nidi, si finisce col lasciare tranquilla l’Immaginazione, perdendo così il contatto col nido vivente.” Il collezionismo, il pensiero ossessivo, l’Interpretazione tranquillizzano l’Immaginazione, provocandone però il blocco.

“E’ tuttavia il nido vivente ad avere la possibilità di introdurre una fenomenologia del nido reale, del nido trovato nella natura, che diventa in un istante il centro dell’universo, il dato di una situazione cosmica.”

Ecco che qui Bachelard propone una sua rêverie introducendola in un processo Immaginativo del “Come se”:

“Se sollevo cautamente un ramo, ecco che scorgo un uccello, che sta covando le uova: è un uccello che non vola via, freme soltanto un po’ ed io tremo di farlo tremare … Resto immobile. Dolcemente si placano – lo immagino – la paura dell’uccello e la mia paura di far paura. Lascio ricadere il ramo, tornerò domani, oggi in me una gioia: gli uccelli hanno fatto il nido nel mio giardino.” È evidente ora la differenza tra il concetto (= quello è un nido di cincia) e questa rêverie di Bachelard.

Nello stesso tempo Bachelard riporta il racconto di un altro autore e con le sue parole – immagini scritte – egli entra in retentissement:

“Riesco allora a capire meglio le pagine di Toussenel che scrive: “Il ricordo del primo nido di uccelli trovato da solo è rimasto impresso nella mia memoria più profondamente di quello del primo premio riportato in collegio per una versione. Era un piccolo nido di verdone con quattro uova grigio-rosso, ornate di linee rosse come una carta geografica emblematica. Fui colpito subito da una commozione di indicibile piacere che immobilizzò per più di un’ora il mio sguardo e le mie gambe.” Testo notevole per noi che andiamo alla ricerca degli interessi originari! Provando un retentissement, in partenza di fronte ad una simile commozione.”

Ora che abbiamo preso confidenza con il nido, Bachelard introduce delle considerazioni interessanti relativamente alla semplicità delle immagini e ad un processo collegato, quello del raddoppiamento delle immagini:

“Il nido come immagine di riposo, di tranquillità, si associa, immediatamente all’immagine della casa semplice. Dall’immagine del nido all’immagine della casa o viceversa, i passaggi non possono che avvenire sotto il segno della semplicità. Van Gog, pittore di molti nidi e capanne, scrive al fratello: “La capanna dal tetto di canne mi ha fatto pensare al nido di uno scricciolo”. All’occhio del pittore, si verifica forse un raddoppiamento di interesse, se, dipingendo un nido, pensa una capanna, pensa ad un nido. Davanti a tali intrecci di immagini, sembra di sognare due volte, di sognare su due registri: l’immagine più semplice si raddoppia, è se stessa ed altro da sé p122.”

Bachelard non dà importanza al dramma, ovvero alla concatenazione di fatti, al racconto, bensì ad una semplice immagine. Non si può dire con questo che egli sia riduzionista, bensì punta a dar valore al Dio delle piccole cose, in quanto fenomenologo dà importanza all’essenza, alla sostanza della materia. Cerca il nocciolo, va oltre la corteccia, il gheriglio, poiché è lì che si cela il seme, la vita dell’immagine.

Ecco un bell’esempio della differenza tra una immagine che si vede e un’immagine che invece si vive:

“Cyrano: “Questa mela è un piccolo universo in sé, nel quale il seme, più caldo delle altre parti, spande intorno a sé il calore conservativo del suo globo; e tale germe, in questa opinione, è il piccolo sole di questo piccolo mondo, che riscalda e nutre il sale vegetativo di questa piccola massa”. Nel testo da noi riportato, niente viene disegnato, tutto si immagina e la miniatura è proposta per racchiudere un valore Immaginario. Tale calore condensato, tale caldo benessere amato dagli uomini, fa passare l’immagine all’ordine di immagine che si vive. … La mela, il frutto non è più il valore primo, il vero valore dinamico è il seme. … In una tale Immaginazione, vi è, di fronte allo spirito di osservazione, una inversione totale. … L’Immaginazione si rifiuta di sfociare in un diagramma che riassumerebbe le conoscenze, cerca un pretesto per moltiplicare le immagini, e, non appena l’Immaginazione si interessa ad una immagine, ne aumenta il valore p174.”.

Bachelard trae altre conclusioni che sono dell’ordine della non descrizione oggettiva dell’immagine, della non Interpretazione dell’immagine:

“Descrivere obiettivamente una rêverie significa già diminuirla e bloccarla. Quanti sogni raccontati obiettivamente non sono altro che onirismo in polvere! In presenza di una immagine che sogna, è necessario prenderla come un invito a proseguire la rêverie da cui essa stessa è stata creata.

Sul piano dell’Immaginazione Cyrano non si è ingannato, poiché l’Immaginazione non deve confrontare una immagine con una realtà obiettiva. … tale immagine (della mela) non è preparata da pensieri. p 175.”.

Bachelard parla anche della reverie del terapeuta:

“L’immagine può essere studiata solo attraverso l’immagine, fantasticando e sognando le immagini così come si riuniscono nelle rêveries. È un non senso studiare oggettivamente una immagine, dal momento che si riceve veramente l’immagine solo se la si ammira. Già confrontando una immagine con un’altra, si rischia di non partecipare alla sua individualità. Così, immagini e concetti si formano ai due poli opposti dell’attività psichica: l’Immaginazione e la ragione. Tra di loro gioca una polarità di esclusione … i poli maschile e femminile. Io l’ho capito troppo tardi. Troppo tardi ho conosciuto la serenità del lavoro alternato delle immagini e dei concetti, la tranquillità del pieno giorno e quella del lato notturno dell’anima p 61.”

 

Rigo L.

 

Perché è così efficace l’Immaginazione, l’ITP? I motivi sono molteplici:

  • Le immagini sono in rapporto diretto con il sensorio.
  • L’immaginazione e la fantasia, funzionano da intermediari tra il profondo e la superficie della psiche.
  • Immaginare è come fare, così che se quando immagino controlliamo l’attività elettrica dei muscoli (Jacobson) questa ci dirà che i muscoli si stanno estendendo.
  • Il predominio dell’Immagine sulla parola è dovuta al fatto che il Fantasma è drammatico, è  una concatenazione di atti sensoriali avvenuti in una relazione.

Come possiamo definire sinteticamente il fantasma? Secondo Rigo il Fantasma è determinato da un processo di cristallizzazione a livello inconscio di micro-traumi o macrotraumi o anche di carenze, ovvero di situazioni in cui l’Io infantile del soggetto si è trovato in una situazione di sopraffazione operata da persone a lui significative. Gli interventi sono sempre delle azioni immaginarie suggerite, rivolte a modificare i fantasmi che si presentano nei livelli ristrutturante e conflittuale.

Rigo L. ha sempre avuto come massima finalità la Cura e privilegiava gli interventi non-verbali o infraverbali rispetto agli interventi verbali razionali tipici dell’Interpretazione. Questo è evidente in tutti i suoi scritti.

La tecnica si integra sempre con le considerazioni psicodinamiche inerenti il processo di Cura, il funzionamento dell’individuo e del terapeuta. Quando ad esempio esprime il concetto operativo di regressione d’età egli ben sottolinea che non è solo una questione di regressione nella memoria, bensì un rivivere[19] gli eventi del passato per il tramite dell’Io corporeo immaginario in un setting particolare, che è l’Immaginario del terapeuta lì presente.

In La psicoterapia dell’Immagine[20] Rigo scrive: “ … è possibile l’azione terapeutica efficace, solo se il terapista riesce a rivivere le stesse immagini del paziente”.

In un lavoro[21] successivo descrivendo gli interventi nella tecnica spiega: “Per quanto riguarda la tecnica degli interventi, si può osservare che la ripetizione di uno stesso Fantasma e schema dinamico lungo il medesimo RED porta il terapista a percepirli quasi sempre kinestesicamente e cenestesicamente per risonanza, prima ancora di oggettivarli chiaramente a livello intellettuale. Gli interventi più adeguati vengono perciò spontaneamente indirizzati, per risonanza immediata inconscia, nella direzione della modificazione dei fantasmi e schemi dinamici.”

L’Interpretazione verbale per Rigo, quando il soggetto sta immaginando e anche dopo, la considera un disturbo del processo Immaginativo naturale di produzione o assimilazione degli effetti delle immagini o dei simboli; l’Interpretazione in questi momenti può essere paragonata ad un rumore di fondo che disturba la limpidezza di un suono, l’espansione di una immagine. L’Interpretazione che pur avviene nella partecipazione del terapeuta si esplica nei suoi suggerimenti.

In un suo lavoro del 1973 intitolato “Su alcuni procedimenti non verbali o infraverbali atti a ristrutturare lo schema corporeo in soggetti carenziati” analizza in particolare alcuni di questi interventi, ovvero la regressione d’età, la realizzazione simbolica, la conclusione cenestesica delle esperienze di Imagerie. Nelle sue conclusioni Rigo scrive: “Tutte le psicoterapie (esclusi gli ultimi stati del processo di individuazione junghiano) sono basate su un rapporto di competizione tra l’Io e l’Inconscio, e cioè è ricercata la vittoria dell’Io sull’Inconscio: “dov’era l’Inconscio deve esserci l’Io” (Freud) “la coscienza si allarga a spese dell’Inconscio” (Jung)”. Nota: Per questo il simbolo delle psicoterapie classiche potrebbe essere dato dall’immagine che spesso ritorna dell’eroe solare che uccide il drago e che lo deruba del tesoro.

Nel caso dell’Imagerie mentale (ITP) il rapporto è diverso: risolti gli elementi conflittuali, è ristabilita una corrente vitale tra l’Io e l’Inconscio, senza che necessariamente i contenuti di quest’ultimo vengano espressi in formulazioni razionali.

Un soggetto, molto avanzato nell’esperienza ITP ha invece una volta prodotto spontaneamente un’immagine che mi sembra ben esprimere la natura del processo di questo tipo di psicoterapia: quella di cavalcare il drago, di esserne portati e guidarlo nello stesso tempo; l’Io e l’Inconscio, in una alleanza e sintesi armoniosa. Questo accordo, una volta esperimentati gli stati luce e le esperienze di integrazione cosmica, non è solo armonia con se stessi, ma anche con il Cosmo e il suo Principio.”.

Rigo L. ritiene che non può esistere una corrispondenza equivalente completa tra significante e simbolo. Per cui anche la migliore Interpretazione, di fatto, non può che rimanere nella periferia del simbolo, diverso invece quando il soggetto vive il simbolo, in questa ultima situazione la vicinanza sarà maggiore, ma vi sarà anche un effetto di cambiamento provocato dal contatto con il simbolo. Quindi non è necessario capire fino in fondo il significato del simbolo – anche perché comunque capire un simbolo rientra nella logica dell’impossibile – per ottenere dei cambiamenti psicoterapici. Nell’ITP l’importante è che il soggetto a livello Fantasmatico non sia oppresso o sconfitto, bensì affronti l’immagine/simbolo che lo angoscia, modificandola, dominandola. Fondamentale è l’atteggiamento non il senso della cosa in sé, ma il modo di porsi, di essere di fronte alla immagine, figura che il soggetto incontra nello Scenario. Sono le emozioni o le sensazioni del paziente che aiutano il terapeuta nel fornire i suggerimenti, questo perché sono più vicine alla verità. A tal proposito Rigo parla di comprensione vitale o proto coscienza.

Interventi/Suggerimenti.

Rigo offre una ricca molteplicità di indicazioni rispetto sia alle varie fasi del percorso psicoterapico in cui si trova il paziente, sia relativamente a fenomeni particolari che il soggetto incontra come ad esempio l’energia psichica, il doppio, il piccolo io, le regressioni d’età reali e simboliche, le realizzazioni simboliche, ecc. Noi prenderemo in considerazione gli interventi dello psicoterapeuta ITP durante le fasi ristrutturante e conflittuale.

Gli interventi del terapeuta, quando una persona immagina, sono una forma particolare di partecipazione dell’Immaginario del terapeuta che possiamo chiamare rêverie del terapeuta ITP, che si interseca con l’Immaginario del paziente e le sue Immagini. È una partecipazione immediata, nel qui ed ora, è un dialogo in diretta tra soggetto e terapeuta a livello immaginativo.

Gli interventi del terapeuta sono sempre delle proposte mai imposte, che prendono spunto dai vissuti/sensazioni del soggetto e dal parallelo stato partecipativo del terapeuta stesso.

Il suggerimento che lo psicoterapeuta propone al paziente che sta immaginando ha come obiettivo la modificazione diretta del Fantasma e si inserisce in quella che Rigo chiama una vera possibilità personale. Il suggerimento non dovrebbe discostarsi dalle reali possibilità del paziente. Massima attenzione va prestata in particolare nelle prime due fasi di cura alle allusioni, alle sfumature, ai contesti ambigui e poco chiari.

L’azione immaginaria suggerita tende a modificare gli schemi motori e posturali inconsci e cerca di utilizzare l’effetto tipico dell’immagine, ovvero la sua espansione[22], la sua forza e vitalità.

Lo psicoterapeuta può utilizzare interventi diretti o interventi indiretti, sempre comunque per il tramite dell’Io corporeo immaginario. L’Io corporeo immaginario, così chiamato da Virel, è l’Io che compare nel rêve e che io ho chiamato “Immagine autorappresentativa del Soggetto (1962, p 18 e 27) o “Immagine psicofisica del soggetto” … centro del dramma immaginario” [23]. Quelli diretti mirano a sostenere il paziente rafforzando il suo sentirsi coeso e non a pezzi, incoraggiando il suo inserimento nello Scenario. Gli interventi indiretti tendono ad agire per via simbolica sugli elementi dello Scenario.

Che cos’è lo Scenario? Nel gioco, come nel disegno, come nel sogno come in una Imagerie il tutto viene vissuto dal soggetto per il tramite dell’Io corporeo immaginario in uno Scenario. Lo Scenario possiamo definirli come l’insieme delle raffigurazioni prodotte dai Fantasmi e rappresentate sotto forma di immagini  proiettate sullo Schermo interno. L’Io corporeo immaginario si muove e vive in uno Scenario che è il soggetto stesso. Ad esempio diverso è immaginarsi di camminare lungo il viottolo di una campagna tra alberi e prati verdi, altro invece spostarsi all’interno di una palude o nel deserto.

Quando un soggetto, durante una Imagerie, non mette in atto delle azioni immaginarie spontanee, per affrontare le situazioni angoscianti che lo bloccano, allora deve intervenire il terapeuta, in tal caso Rigo L. suggerisce di prestare attenzione agli indizi forniti dal paziente, chiedendogli le sensazioni che prova e dove si localizza nello Scenario. Se ad esempio si trova in una situazione dove non sa quale direzione prendere, il terapeuta deve chiedergli di localizzarsi, di ascoltare le sue sensazioni, di rafforzare le posture; alcune volte è sufficiente questa forma di appoggio e di orientamento per consentire al soggetto di rendersi attivo. L’atteggiamento attivo del soggetto sia nello Scenario come nella vita quotidiana è fondamentale. L’agire con e l’agire verso le figure fantastiche afferma Rigo L.[24] corrisponde a un vero confronto con l’Inconscio come affermava Jung C. G.

Importante quindi sempre rispettare lo stile dello Scenario, l’atmosfera, la tonalità, il livello evolutivo. Egli poi è convinto che le doti artistiche del terapeuta sono di grande aiuto. Rigo[25] critica Desoille perché quest’ultimo esagera nel suggerire mezzi di protezione al paziente, perché limitano il contatto/elaborazione dei conflitti

Rigo L. in Maya N° 9 ha fornito uno Schema relativo all’analisi e agli interventi in una seduta ITP. Altre indicazioni sono offerte nel lavoro con i sogni e come agganciarli in una seduta ITP.

Tecnicamente vanno distinti gli interventi durante il processo di Immaginazione con il rilassamento e gli interventi durante i colloqui. Gli interventi sono una mescolanza tra partecipazione o rêverie del terapeuta  durante il rêve; mentre gli interventi/interpretazioni del terapeuta durante il colloquio che precede l’Imagerie e il colloquio finale, utilizzano concetti o forme di razionalizzazione direttamente collegate alle varie teorie psicodinamiche.

Gli interventi durante i rêve richiedono al terapeuta di essere ben orientato, ovvero conoscere in quale Livello si colloca lo Scenario ed il dramma[26] che il paziente va rappresentando. Lo psicoterapeuta ITP deve chiedersi a quale Catena simbolica appartenga quella Immagine prodotta dal paziente. In un certo qual senso abbiamo sempre a che fare con una libertà orientata, in particolare fino a quando il Soggetto non raggiunge una buona maturazione intrapsichica e adeguata competenza di movimento all’interno del suo Scenario, tale da consentirgli di procedere in maniera autonoma.

Gli interventi o suggerimenti seguono quindi delle regole, delle leggi. L’Interpretazione non è rivolta al paziente che sta Immaginando, ma è il terapeuta a farla mentre accompagna questa Immaginazione nello Scenario. È il terapeuta che deve seguire delle regole, deve sapere dove il paziente si trova nello Scenario e nel proprio Livello evolutivo.

Solo nell’Analisi Didattica viene dato spazio all’Interpretazione verbale o sistemazione concettuale di tutte le sedute prodotte durante il percorso psicoterapico.

Rigo L.[27] riflettendo sull’aspetto del transfert scrive: “l’Imagerie prodotta è una domanda di particolari interventi o suggerimenti da fare sull’Imagerie stessa e che il soggetto rivolge allo psicoterapista. È come se chiedesse: intervieni in modo adeguato, suggerisci il modo per colmare le mie carenze, superare i conflitti, le angosce. La risposta dello psicoterapista è il controtransfert e quello specifico adeguato consiste negli interventi e nei suggerimenti o anche solo nella presenza partecipante, che egli dà in rapporto alla concreta situazione della Imagerie, in una direzione che favorisce la tendenza all’autocura o l’autosviluppo.

Se invece per incompetenza, non partecipazione o per incomprensione della situazione si hanno interventi errati, le richieste del Soggetto sono non solo frustrate, ma travisate e tradite.

Come si vede, rispetto al controtransfert psicanalitico non c’è soltanto la risposta interpretativa o di semplice presenza, ma anche la possibilità di un rispondere più diretto, volto anche a colmare carenze e bisogni e a far superare i corrispondenti conflitti, dato che la risposta può essere data sul piano simbolico.

Nell’ITP lo psicoterapista può, in certe circostanze, fare per esempio anche da madre, purché lo faccia con cognizione di causa e su un piano simbolico. p53”.

Rigo L. a p 102 di “Analisi del profondo e psicoterapia” propone la ripresa in Imagerie della immagine di un ladro che il Soggetto aveva sognato. Durante l’Imagerie Rigo consiglia, con gradualità, una serie di interventi che lentamente, al di là del significato della figura del ladro – prodotto del Fantasma -, hanno determinato un capovolgimento dei rapporti di forza tra ladro e Soggetto. In questo semplice lavoro Rigo dimostra le differenze tra una forma di intervento che si basa sull’Interpretazione e una forma di intervento tramite la ripresa in Imagerie del sogno.

È vero, durante la seduta ITP il terapeuta fornisce al soggetto che sta immaginando dei suggerimenti. I suggerimenti che il terapeuta fornisce al paziente, mentre questi sta immaginando, sono una forma  di partecipazione in vivo del terapeuta al lavoro immaginativo del paziente, delle Interpretazione agite nel qui ed ora.

Cosa succede nel terapeuta? Come avviene la partecipazione dello psicoterapeuta alle Imagerie del paziente? La partecipazione del terapeuta è somatopsichica[28], ovvero egli vive anche con il corpo la presenza del paziente, il contatto con le espressioni sia corporee sia verbali-emozionali del paziente. Lo psicoterapeuta entra con la sua Immagine del corpo in relazione con l’Immagine del corpo del paziente. Infine possiamo affermare che avviene lo scambio tra Immaginari per il tramite della Immagine del corpo.

Alcune volte i suggerimenti che lo psicoterapeuta offre sono simili alle soluzioni del paziente, in questo caso la partecipazione è puntuale; tanto puntuale che le immagini proposte sono simili se non addirittura uguali. Possiamo allora affermare che, in certi momenti, paziente e terapeuta immaginano le stesse immagini nello stesso istante, in una perfetta sincronicità.

Il suggerimento pre-suppone. Il suggerimento è cioè anticipato da una Interpretazione del terapeuta, da un lavoro partecipato del terapeuta, che possiede o pre-suppone di possedere una struttura e delle difese; ma in maniera consona e particolare il terapeuta possiede un contenitore. È per questi motivi che un lavoro di psicoterapia personale è fondamentale per un futuro terapeuta ITP.

Ogni seduta ITP possiede una propria architettura che può essere analizzata seguendo uno schema che Rigo L. ha individuato e proposto:

  • Area di livello
  • Area tematica
  • Area di discorso
  • Atteggiamento partecipativo
  • Analisi dinamica
  • Diagnosi della seduta.

In sintesi in relazione alle prime due fasi della psicoterapia con l’ITP, possiamo affermare che nella Fase ristrutturante gli interventi sono quelli rivolti alla realizzazione simbolica, alle modificazioni positive dello Scenario, alle identificazioni simboliche. Nella Fase conflittuale gli interventi mirano a sostenere il Soggetto, per il tramite sempre dell’Io corporeo immaginario, verso la risoluzione positiva delle situazioni angoscianti, nel far affrontare i vari personaggi che sono vissuti come sovrastanti, minacciosi. Gli interventi sono sempre proposti, mai imposti.

 

Considerazioni sul sogno.

Nel suo Supplemento tecnico di Maya N° 8 dal titolo Elaborazione terapeutica del sogno Rigo L. sostiene che il sogno è un evento collegato specificatamente al sonno ed è di conseguenza polistratificato e polimorfo.

L’Interpretazione del sogno, conosciuta dall’uomo in tempi remoti, tocca diversi domini quali la fisiologia, la psicologia del profondo e anche della cognizione, la filosofia/antropologia.

Molto in sintesi, secondo Rigo L., i sogni derivano dal Fantasma che ha un tema di base ripetitivo, ma che può assumere sembianze diverse, vicende/drammatizzazioni dissimili. La struttura di un sogno è il vissuto, in vicenda drammatizzata, della struttura di base di un Fantasma, così che, se noi terapeuti cerchiamo di analizzare tale struttura, faremo un lavoro di analisi strutturale del sogno e quindi del Fantasma. L’analisi che Rigo propone, al di là della Interpretazione razionale, è una analisi dinamica e partecipata tra paziente e psicoterapeuta in particolare per i sogni più significativi.

Vi è un’altra possibilità di lavoro simile al lavoro freudiano delle libere associazioni quando si cerca di prendere in considerazione le caratteristiche dello Scenario, dei personaggi che il soggetto incontra. Rigo propone al paziente di ascoltare quali sono gli echi, ovvero cosa a livello di sensazioni/emozioni gli fa venir in mente quella immagine, sentimento, personaggio. È un lavoro simile al rilassamento dove l’obiettivo non è quello che il paziente si concentri sulla parte del suo corpo, bensì ascolti la sensazione che arriva alla mente e non quindi che la mente vada verso il corpo. Il processo la direzione è inversa, ovvero è la parte del corpo, la sensazione, l’immagine che proceda verso la mente, la quale quindi si pone in una posizione di ascolto. Analogamente fa lo psicoterapeuta, egli non inserisce i suoi prodotti mentali, equivalenti ad una Interpretazione, ad una razionalizzazione, bensì ascolta e, come fanno le api in un alveare troppo caldo, per arieggiare e raffreddare il Fantasma, egli ventila e, così facendo, produce un effetto di espansione e depotenziamento del Fantasma.

Il procedimento di ventilazione[29] consiste nel chiedere al soggetto di raccontare e parlare del sogno, di far descrivere le immagini e le sensazioni collegate. Lo scopo è di far alleggerire il soggetto dall’azione/energia del Fantasma.

Gli interventi che Rigo L. predilige sono quelli che mirano alla modificazione del Fantasma. Quindi, quando durante il colloquio, il Fantasma è chiaramente definito e conducibile agli elementi riportati dal sogno raccontato, si può procedere con una Interpretazione verbale, di tipo razionale freudiano. Altrimenti si sceglierà di utilizzare, sempre durante il colloquio, un procedimento di ventilazione.

Rigo L. propone anche un’altra possibilità ancor più originale e curativa, ovvero la ripresa del sogno in Imagerie. Quando l’obiettivo è quello di modificare direttamente la struttura del Fantasma apparsa nel sogno, allora Rigo L. propone di attaccare/collegare il sogno ad una Imagerie, di creare un punto di attacco, di partenza mediante il lavoro Immaginativo.

Nel suo “Analisi del profondo e psicoterapia”  Rigo commenta solo gli interventi sul sogno durante la fase iniziale della seduta clinica dedicata al colloquio.

Nel primo caso clinico preso in esame Rigo L. riporta il caso clinico di un donna di 28 anni alla quale come Interpretazione propose un solo “Ecco!”. Il sogno è molto breve: “Le sembra di star per cadere dai tacchi alti”. Rigo allora le chiede come si sentisse con i tacchi alti. Lei risponde: “Più alta di tutti!”. Rigo le disse: “Ecco!”. Ne seguì un colloquio molto vivace ed in particolare emerse il bisogno della donna di controllare.

Rigo commenta affermando che una Interpretazione breve “Ecco!” sia preferibile rispetto ad una lunga Interpretazione e può penetrare più in profondità.

Anche nel secondo caso Rigo sottolinea comunque come l’obiettivo dell’Interpretazione non sia intellettualizzare la comprensione, quanto invece:

  • facilitare la modificazione empatica tra soggetto terapeuta, altre persone significative,
  • favorire la comunicazione interpersonale,
  • abreagire le energie collegate al Fantasma 
  • provocare delle possibili soluzioni nel confronto tra l’Io e il Fantasma,
  • rendere possibile i processi di riparazione.

Il sogno della paziente è questo:

“Aveva la cagnetta (che possiede in realtà attualmente), ma sapeva che nel magazzino, in fondo al capannone, al buio, aveva un altro cane.

Gli portava da mangiare (e di ciò era al corrente la madre), ma non da bere.

E lei era sempre in ansia al pensiero di questo povero cane abbandonato e sempre al buio. Finchè un giorno lo portava fuori. Il cane era in un canestro con tanti nastri. Vedeva questo povero cane che faticava a tener aperti gli occhi per la luce e li sbatteva, apriva e chiudeva. A lei faceva molta pena e ansia”

Dico: Finalmente hai avuto il coraggio di portarlo fuori.

Lei: avevo capito che era una parte di me.

Ricorda allora un episodio infantile. Dice che spesse volte, quando era piccola, molto piccola, sui due anni, si era posta il problema relativo al chiudere ed aprire gli occhi e che temeva che, mentre li teneva chiusi, il mondo potesse cambiare e sparire o aprendoli si potesse trovare in un mondo diverso.

Questo pensiero le dava una grande ansia.

Aveva provato a parlarne con la madre, anche più tardi, ma questa evidentemente non capiva e le diceva semplicemente: “va là, non pensarci! … anche se lei tentava di tornare sull’argomento varie volte.

Dico: Per questi forse il cane del sogno sbatte gli occhi …

Lei si fa attenta.

Continuo: Da bambina ti sei sentita abbandonata, non tanto perché tua madre non ti curava (infatti nel sogno porti da magiare al cane con il permesso di tua madre), ma perché non ti capiva, non riusciva a partecipare alle tue emozioni e alle tue paure.

Le spiego come, per il pensiero magico caratteristico dell’età, il bambino può pensare di poter distruggere il mondo chiudendo gli occhi e ricrearlo aprendoli. Può quindi pensare che quando ha gli occhi chiusi il mondo possa sparire e può aver bisogno di sorvegliarlo con lo sguardo.

Data la spiegazione, che vien seguita con estrema attenzione (il soggetto è anche lievemente arrossato in faccia), mostra una faccia estremamente distesa ed uno sguardo che esprime le sensazione della perfetta comunicazione.

Nella settimana seguente fa il seguente sogno, che è una comprova dell’effetto terapeutico ottenuto nella seduta precedente:

Sogno: “E’ una giornata serena e io guido un autobus nuovo. Nell’autobus è seduta lei (soggetto) e la madre, stan conversando in modo disteso e piacevole. Guardando il paesaggio: una bella campagna di primavera avanzata.

La mia guida è molto sicura e anche quando freno, la frenata è progressiva e non dà nessun scossone.

Si sente molto serena. La corsa in autobus è piacevole come è piacevole la conversazione con la madre, sembra quasi la conversazione con una amica”.

Questo secondo caso, mostra una modificazione della personalità del soggetto, attraverso la elaborazione terapeutica di un sogno, nella fase finale della cura.

Essa avviene prevalentemente sull’aspetto relazionale, attraverso un approfondimento di una relazione con il terapista (tipo di relazione: perfetta comunicazione e diminuzione della distanza psicologica).

Si tratta di una esperienza nettamente specifica (ripartiva), fatta con il terapista, che, a causa del processo psicoterapico, era divenuto l’oggetto significativo. Esso ristabilisce il senso di comunicazione profonda (ontologica), e quindi distrugge il Fantasma basale (abbandono), dei disturbi.”.

 

Il pensare per immagini.

Ipotizzo che il pensiero del terapeuta ITP utilizzato quando il paziente sta immaginando è una interazione tra: un pensiero per immagini, vissuti corporei, concetti interpretativi, regole della tecnica ITP.

Egli cioè non utilizza solo schemi concettuali verbali, ma anche schemi immaginativi che sempre appaiono come vissuti corporei e partono da vissuti corporei.

Non solo, il terapeuta ITP può suggerire le proprie rêverie attuali e anche quelle che ha sperimentato come risolutive appartenenti al proprio percorso personale di psicoterapia.

 

Ventilare.

Rigo L. affermava rispetto ai sogni che una Interpretazione non va data, tutta al più va ventilata. Questo suo atteggiamento e suggerimento tecnico va riferito sia al sogno sia quando un soggetto produce una Imagerie.

La ventilazione e la non Interpretazione è motivata anche da questi elementi:

  1. Durante una Imagerie e subito dopo l’essenziale è l’insight, i vissuti.
  2. I simboli e le immagini prodotte se interpretate perdono la loro vitalità intrinseca e il lavoro che potranno svolgere viene bloccato.
  3. Il terapeuta deve saper accogliere e favorire il prolungamento dell’effetto (retentissement).

Certamente, Rigo L. aveva una fiducia cieca nell’Immaginario perchè una volta attivato diventa sempre curativo.

Il ventilare mi fa venir in mente il battito delle ali di una farfalla sulla testa/corpo del paziente, dove incombono uno stuolo di nuvole che adombrano lo Scenario. Frost suggeriva: “Metti il soffio della vita nella tecnica del tuo scrivere. Questo è l’unico scampo dalla fredda retorica”[30] . Si tratta di mettere “i suoni vivi del discorso”, di “usare un tono della voce strettamente intrecciato alle parole … per l’orecchio dell’immaginazione”[31] . Il dilemma è in effetti come mantenere vivo il materiale del paziente e la sua soggettività, affinché egli stesso sia in grado di raggiungere ed essere raggiunto. Obiettivo vitale è come mantenere attivi il simbolo e l’immagine, senza scuoiarli con il lavoro mortuario dell’Interpretazione verbale.

 

Insight e creatività.

Quando il soggetto ha concluso la sua Imagerie può affermare che quello che ha immaginato lo ha veramente modificato e si chiede cosa sia successo, perché. Lo psicoterapeuta ITP allora lo rasserena e gli dice che l’aspetto importante è quello che ha vissuto e gli suggerisce di trattenere in sé gli effetti senza porsi domande. Può semmai indugiare, perder tempo, trastullarsi, accarezzare tali immagini e vissuti.

L’insight ha a che fare con la visione nuova e improvvisa, che provoca una nuova consapevolezza di Sé e quindi un cambiamento che influisce sul nucleo della organizzazione emozionale, sulla architettura neuropsicologica e somatica.

L’insight ha a che fare con il fenomeno dell’improvviso che si determina dopo un lungo lavoro preparatorio, che tra l’altro sembrava non portare in nessuna direzione.

L’improvviso è il tempo particolare/specifico di un fenomeno ben più ampio che è la creatività e la scoperta. È il momento in cui la creazione si fa e contemporaneamente emerge nella coscienza e diviene scoperta; la persona esperimenta allora la meraviglia.

Vi è però un altro tempo precedente che ha la funzione di indurre la persona a giocare/sopportare/lavorare in uno spazio particolare (= il vuoto) i suoi materiali (= il niente) seguendo, tramite un movimento spontaneo (= il flusso), una dinamica (= il caos). È nelle sue profondità che si produce la gestazione e la nascita, che si chiama rottura di livello.

L’ultima scena è quella che si chiama all’improvviso mi si presenta una novità, all’improvviso capisco e dico a me stesso “è quello che cercavo … anche se non sapevo di cercare”.

All’interno della creatività troviamo:

  • il vuoto come spazio,
  • il niente come materia,
  • il caos come dinamica,
  • la noia come tempo emotivo di gravidanza particolare,
  • il flusso come movimento spontaneo,
  • la rottura di livelli,
  • l’improvviso come creazione, un qualcosa di nuovo che noi in quel momento non cercavamo ma che prepotentemente e semplicemente emerge.

Questo fenomeno particolare – l’insight, l’improvviso – non appartiene al lavoro della coscienza o della razionalità.

Una persona può fare un lavoro, anche un lungo sforzo razionale per raggiungere uno scopo, una meta, ma è all’improvviso che la materia prende una sua forma, in un momento qualsiasi, come nel sogno, ma anche in un momento qualsiasi della giornata, purché non ci stia pensando … così all’improvviso. È come le tessere di un puzzle che all’improvviso, d’un tratto, si sistemano tutte creando la forma che potenzialmente esisteva.

Nei miti cosmogonici che raccontano cioè della formazione del mondo e dell’universo, l’atto creativo è preceduto dal vuoto, dal buio, dal silenzio infinito, ma anche dalla noia.

La creazione avviene, così si racconta, “per caso”. Così, una mela caduta per caso in testa a Newton gli permise di scoprire la legge di gravitazione universale. Dio, recita il poema babilonese, per creare il mondo gli bastò denominare le cose e queste presero ad esistere.

“Fiat lux, et lux facta est”. Il buio, l’annaspare nel buio secondo M. L. von Franz attiva i processi creativi; poiché il movimento dell’annaspare, simile all’attivazione della pulsione di aggrappamento, avvia il movimento sincronico di buio/luce, ovvero richiama a sé la luce.

L’amore, la creatività, la gravidanza non sono eventi così frequenti nella vita di una persona; ovvero per esserlo bisogna ri-creare determinate condizioni psicofisiologiche (= il terreno della creatività/fertilità) particolari come faceva Leonardo da Vinci. Delle condizioni che allestiscano il terreno, l’ambiente idoneo e lì rimanere in attesa che qualcosa avvenga, senza fretta. Cosa faceva Leonardo? Egli distribuiva il suo sonno in tanti sonnellini, della durata di 20’, durante la giornata affinché si potesse mantenere quello stato di fertilità creativa, simile ad un’attivazione continuativa di onde alfa, theta.

 

Fase archetipica.

Nella fase archetipica a cui accennerò ma non approfondirò in questo Seminario, la psicoterapia in sé non è più guidata dal terapeuta, ha una sua logica e una sua dinamica incarnata dai simboli allo stato puro. Il Soggetto entra in contatto con il nucleo propulsivo del simbolo, con l’energia psichica; l’effetto è quello della trasformazione così come ne parla Jung in L’uomo e i suoi simboli e in Psicologia ed alchimia.

Qui il ruolo del terapeuta è quello della presenza e della funzione di catalizzatore durante le Imagerie, anche se l’incontro con gli archetipi avviene anche durante i sogni o la visione/ascolto di opere d’arte, elementi della natura.

Nella fase archetipica è importante che il terapeuta comprenda quale sia la direzione della tendenze all’autosviluppo per favorirla, ovvero non intralciarla; anche perché la trasformazione psichica quasi mai è lineare. In tal senso le domande diventano più importanti delle risposte, anche perché la saggezza non ha niente a che vedere con l’erudizione o la scienza.

La Cura in sé è un archetipo sia per il soggetto sia per il terapeuta che come tale pervade tutto il percorso.



[1]              Con effettività o linguaggio dell’effettività Bion W. R. intende la realizzazione in forma di scoperta di qualcosa di nuovo che sta per avvenire e poi avverrà.

[2]              Pietas significa il rispetto della persona per il sacro che può portare così il bene per l’altro.

[3]              Winnicott D. W., 1971 “Il gioco. Formulazione teorica” pp 79-100, in “Gioco e realtà”, Armando, Roma, 1976.

[4]              Aristotele, “Le parti degli animali”, Milano, BUR, 2002, 660.35. “Anima”, Bompiani, Milano, 2001, 420.b19

[5]              Freud S., “La mia vita e la psicanalisi”, Mursia, Milano, 1965, pp. 71.

[6]              Freud S., “Metapsicologia” 1915, Boringhieri, Trino, 1984, pp. 144.

[7]              Freud S., “L’Io e l’Es”, 1922, Boringhieri, Torino, 1984, pp 287.

[8]              Freud S., “L’Inconscio” in “Metapsicologia”, 1915, Boringhieri, 1984, pp. 172.

[9]              Ferenczi S., Rank O., “Prospettive di sviluppo della psicanalisi”, Cap 1, 3.

                Ferenczi S., “Fondamenti di psicanalisi”, Vol. 3, pp. 175-193, Guaraldi, Rimini, 1974

[10]             Strachey J., “La natura dell’azione terapeutica della psicanalisi”, Rivista di psicanalisi XX, 1974, pp 92-126.

[11]             Balint M., “Il difetto fondamentale”, Cortina, Milano, 1983

[12]             Kohut H. 1971, “Narcisismo e analisi del Sé”, Boringhieri, Torino, 1976, p 182.

[13]             Bion W. R. W. R., “Gli elementi della psicanalisi”, pp. 125-126, 1963

[14]             Bion W. R. W. R., “Evidenze”, “Seminari clinici”

[15]             Bion W. R. W. R., “Memorie del futuro. Presentare il passato”, pp. 134

[16]             Ogden T. H., “Rêverie e Interpretazione”, Astrolabio, Roma, 1999.

[17]             Winnicott D. W., 1963 “Comunicare e non comunicare: studi su alcuni opposti”, in  “Sviluppo affettivo e ambiente”, pp. 231-248, Armando, Roma, 1979.

[18]             Gaddini E., “Early defensive phantasie and the psycoanalytic process”, in Limentani A. “A psyconalytic theory of infantile experience: conceptual and clinical reflections”, Routledge, London, 1992, pp. 142-153

[19]             Questo rivivere richiama il concetto di Bachelard di retentissement

[20]             Rigo L., “La psicoterapia dell’Immagine”, Ed. Minerva Medica, 1962.

[21]             Rigo L., “Prospettive sulla struttura e dinamica della personalità attraverso la psicoterapia con il Red (rêve éveillé dirigé)”, Ed Minerva Medica, 1964, p 29.

[22]             Ritengo che questa caratteristica dell’immagine, ovvero l’espansione, corrisponda alla caratteristica di res extensa di Cartesio.

[23]             Rigo L., in “Analisi del Profondo e psicoterapia”, p 41.

[24]             Rigo L., “La psicoterapia dell’Immagine”, Ed Minerva Medica, 1962

[25]             Maya 5, p 39.

[26]             Per dramma nell’ITP si intende il rapporto nello Scenario tra i personaggi, ovvero tra l’Io e l’OSTI, che diviene vicenda ripetitiva. Ripetitiva perché ogni Fantasma è sempre lo stesse e tende a reiterare, a perpetuare lo stesso tema in forme però diverse.

[27]             Rigo L., “Analisi del profondo e psicoterapia”, Il Fuoco, Roma, 1980, p 53.

[28]             Queste risposte corporee sono chiamate fantasie nel corpo da Gaddini E. in “Early defensive phantasies and psychoanalytic process”, in A. Limentani (a cura di), A psychoanalytic Theory of Infantile Experience Conceptual and Clinical Reflections, Routledge, London, 1992, pp. 142-153.

                Secondo Gaddini lo sviluppo della fantasia si origina dalle fantasie espresse nel funzionamento somatico (fantasie nel corpo); seguono le fantasie visive intese come le prime rappresentazioni mentali del Sé corporeo (fantasie sul corpo).

[29]             p 19 di “Elaborazione terapeutica del sogno”.

[30]             Frost R., 1915 “The imaging ear”, in Collected poems, Prose and Plays, 687-689.

[31]             Frost R., 1929 “A way out”, in Collected poems, Prose and Plays, p. 713.