Lo “spazio” immaginario in un caso di “mutismo elettivo” nel corso di una psicoterapia con le tecniche derivate dall’ITP (Francesco, anni 7 e 7 mesi, classe II elementare)

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Psicoterapia con l’ITPIvana Zanetti

 

Il caso è stato condotto presso il CMPP di Treviso

 Nelle esperienze di psicoterapia con l’ITP è ben evidente come la personalità nella situazione immaginativa si rappresenti in modo spazializzato in uno “scenario immaginario”, in cui si svolge il “viaggio“ psicoterapico e in cui si rappresentano i “drammi”, le “vicende” e le “conquiste“ di ogni psicoterapia.

Dice Leopoldo Rigo, che se “si segue il procedere delle imageries nel corso della cura, ci si accorge come la personalità tenda ad autorappresentarsi in modo simbolico”, l’accompagnamento emotivo e il  fatto che le vicende siano sempre riferite a quel personaggio che il soggetto chiama “Io” ci assicura che la scena non è rappresentativa del mondo esterno oggettivo o indifferente  ma “espressione del rapporto tra l’Io e i rappresentanti di altri aspetti della personalità, dati dai personaggi e dallo scenario nella sua totalità e nei suoi particolari” (1). Ad ogni arresto, chiusura, ricerca di spazi, spostamenti in orizzontale o in verticale, che si osservano nello scenario immaginario corrisponde una situazione, un conflitto, un momento regressivo o, al contrario, evolutivo. E’ consueto, ad esempio, rintracciare nel corso della psicoterapia  il prevalere di spazi angusti e soffocanti, con blocchi, chiusure, difficoltà nel procedere, limiti al movimento libero. Al contrario, l’avanzamento della terapia si accompagna all’apertura, al senso di “dominio”, alla libertà di movimento in tutte le direzioni dello spazio orizzontale e verticale. Nella fase finale, lo spazio tende a strutturarsi in forma “centrata”, spesso  in una configurazione di tipo “mandalico”.

Tutto ciò si osserva a prescindere dal “mezzo” usato. Quando è possibile usare lo “strumento” dell’immagine mentale, come avviene nell’”imagerie”,  tutto ciò si vede nell’immagine prodotta dal soggetto in stato di rilassamento. L’uso dell’Immagine mentale nell’ITP di Rigo L. e del gruppo Gitim (che fa riferimento all’Autore) è rivolta soprattutto ad adulti e ad adolescenti. Nei bambini, si usano altri “mezzi”, come la rappresentazione grafica e pittorica, il “fumetto”, il gioco con materiali vari che permettono di organizzare un ambiente, una casa, un recinto, un villaggio, uno spazio strutturato. Lo “spazio immaginario” si osserverà allora nella rappresentazione grafica o nella modalità più o meno libera di utilizzare spazi e materiali in insiemi più o meno ricchi e organizzati.

In questo lavoro ci  sembra interessante soffermarci sulla modalità di vivere lo spazio, di occuparlo e di rappresentarsi nello spazio, nel caso di un bambino che soffre di mutismo elettivo. Si può vedere come il procedere della psicoterapia sia contrassegnato da un rapporto diverso con lo spazio. Naturalmente restano esclusi, per necessità di brevità, molti interessanti passaggi della psicoterapia, e altre modalità  utilizzate, nella psicoterapia stessa quale, ad esempio, la tecnica del “fumetto” che sarebbe troppo lungo ora riferire.

 

Un caso di mutismo elettivo:  F. (anni 7, II elementare)

Il caso viene valutato per mutismo elettivo in ambito scolastico presentatosi sin dall’inizio della frequenza, scarsa socializzazione e scarsa partecipazione alle attività. Il mutismo si estende agli adulti estranei, mentre il soggetto comunica con i coetanei. Il nucleo familiare è regolare: composto dai  genitori e da due figli maschi di cui F. è il primogenito. Il soggetto ha un rapporto ambivalente e oppositorio con la madre, che lo tratta in modo rude, brusco e poco empatico; ricerca di più il padre. Il rapporto  con il fratello sembra retto da rivalità e gelosia mascherata.

 

Note anamnestiche

La gravidanza è stata connotata da vomiti e  deperimento della madre. F. è nato a termine, da lungo e doloroso travaglio. E’ stato alimentato con latte materno fino a tre mesi. Dopo il primo anno, ha mangiato sempre poco e in modo molto selettivo.

Dalla nascita ai tre anni ha sempre pianto molto, soprattutto in momenti in cui veniva lasciato a lungo da solo nel box; dormiva pochissimo e si calmava solo in braccio alla madre. Permane sino ad oggi  un sonno inquieto, con saltuari timori notturni. Il linguaggio è stato  ritardato: solo verso i 6 anni il linguaggio e la pronuncia sono completi. E’ ancora presente l’enuresi notturna.

F. in famiglia è abbastanza aperto, ma tende a chiudersi e a scappare se contraddetto, oppure reagisce con indifferenza e ritiro. E’ affettuoso solo con il padre, che cerca spontaneamente. E’ incapace di adattarsi e socializzare in situazioni nuove o con persone estranee. Preferisce giochi di movimento, con compagni che conosce bene o con il fratello. E’ autosufficiente, ma tende a farsi sostituire dalla madre, per vestirsi o altro.

Ha iniziato a 2 anni e mezzo la frequenza della scuola materna, che però ha sempre rifiutato: ha sempre pianto molto e si ammalava spesso. Si è sempre dimostrato piuttosto passivo e con scarsa partecipazione alle varie attività.

A scuola è andato sempre controvoglia, stanco e annoiato. Ha avuto insegnanti diversi, ma con loro non ha mai parlato. Dice che “vorrebbe farlo, ma non ne è capace” e poi afferma di temere gli insegnanti. Con i compagni parla solo in assenza degli insegnanti; quest’anno ha cominciato a giocare con i compagni, dimostrando così che il suo timore è solo nei confronti degli adulti. Segue le attività scolastiche; se interrogato risponde con la mimica, o per iscritto.

 

Visita psicologica

La visita psicologica si svolge in sette sedute, durante le quali non parla mai, ma appare via via più a suo agio e tranquillo. Inizialmente, soprattutto durante i primi incontri, ha difficoltà a lasciare la madre. Mantiene un atteggiamento molto bloccato, la postura rigida, non riesce nemmeno a girare il capo e resta in un angolo della stanza. Si irrigidisce se si sente osservato, e sfugge lo sguardo. Non stabilisce alcuna comunicazione neanche con piccoli cenni o espressioni mimiche. Solo in un secondo momento diventa un po’ più sciolto. Inizialmente ha difficoltà ad accettare qualsiasi proposta di gioco. Si limita ad osservare i giochi e le situazioni che gli vengono proposte, senza neppure toccare i materiali, né accetta di organizzare un gioco.

Accetta inizialmente le Matrici di Raven, la parte di performance della Scala Wisc e , successivamente, il disegno e la proposta di realizzare il villaggio di Arthus. Vengono  presentate varie attività di gioco: marionette, animali, giochi vari. Non partecipa direttamente a questi giochi, ma lo fa indirettamente, seguendo con lo sguardo, dimostrando interesse a quanto fa la terapeuta, talora divertendosi. Si dimostra più disponibile a lasciarsi coinvolgere in un gioco di “scarico” in cui, inizialmente con titubanza e, solo successivamente, incoraggiato dalla terapeuta, abbatte delle torri con le macchinette.

 

In sintesi

Si tratta di soggetto di normale intelligenza, potenzialmente di livello medio-superiore. Dall’anamnesi si potrebbe ipotizzare un trauma della nascita e la presenza di problemi alimentari precoci.

Presenta forti disturbi di comunicazione, specialmente verbale, con mutismo elettivo nei confronti di estranei, particolarmente adulti, inibizione estesa a tutte le manifestazioni espressive, con forti riflessi di tensione a livello muscolare. E’ molto vulnerabile e dipendente. Il suo comportamento è da “prima infanzia”. La spinta evolutiva, tuttavia, non è del tutto bloccata, in quanto sono mantenuti i giochi e gli scambi verbali con i coetanei.

Si evidenziano investimenti oggettuali deboli (testimoniati dallo scarso interesse e dall’apatia) e, in particolare, un disinvestimento dell’attività scolastica, anche per mancanza di interessi e per frustrazioni. Le difese sono di tipo primitivo: blocco con partecipazione muscolare, ritiro autistico. Si tratta di reazioni totali dell’organismo, a livello psicosomatico. Il timore degli adulti rimanda a un blocco di origine inconscia (timore persecutorio del mondo esterno, probabilmente legato a una sofferenza nella fase precoce dello sviluppo, testimoniata dai disagi emersi nell’anamnesi).

Si può ipotizzare un blocco emotivo e fisico notevole di origine inconscia precoce, causato da angoscia dovuta alla presenza di fantasmi persecutori precoci proiettati sul mondo esterno  (fantasmi di tipo kleiniano).

Trattasi di soggetto con struttura prepsicotica, dovuta a traumi e carenze precoci. Ai disturbi di base sta aggiungendosi un disadattamento scolastico, dovuto alla fatica che fa il soggetto a frequentare la scuola, e al senso di frustrazione per lo scarso rendimento.

 

La psicoterapia

Nella psicoterapia si è dovuto tener conto della mancanza di comunicazione verbale da parte del bambino. Inizialmente, oltre al mutismo, presentava, come abbiamo visto, una notevole rigidità muscolare, una fissità, un blocco, una forte inibizione nell’utilizzare il materiale di gioco messo a disposizione e lo stesso spazio fisico  della stanza della psicoterapia.

In questi casi è particolarmente importante l’osservazione della comunicazione non-verbale, la modalità di utilizzo del materiale di gioco proposto e l’uso dello spazio. Per quanto riguarda la tecnica, dal momento che il soggetto non parla, sono da escludere il colloquio, le visualizzazioni, eccetera.

Dobbiamo ricordarci le modalità di rapporto della madre, distaccato e scostante per cui il terapeuta deve assumere un ruolo opposto in cui sono importanti: permissività, contatto fisico, situazioni di passività vissute con la terapeuta vicino, gioco diretto con la medesima che mantiene un atteggiamento “costante”, diventando così “affidabile”.

Viene proposto il rilassamento, varie  attività di gioco e varie modalità espressive. Il rilassamento, di breve durata, avviene sul  tappeto, per favorire il contatto fisico e la distensione.

Vengono proposti giochi vari diretti, con la terapeuta, sempre per  abituare il bambino al contatto fisico (gioco con la palla, lancio dei cuscini, attività fatte da disteso sul tappeto, situazioni varie di sblocco e di disinibizione). Viene presentato un materiale diversificato con cui organizzare il gioco: marionette, animali, costruzioni, personaggi vari, plastilina e colori a tempera. Fondamentale l’incoraggiamento a manipolare, pasticciare, liberamente .

Si cercano cioè stimoli per ridurre il blocco, per migliorare l’espressività necessaria per distribuire l’investimento dal mondo interno al mondo esterno e per far sperimentare un contatto fisico con la terapeuta, vissuto in modo non pericoloso o persecutorio. I giochi con la plastilina e il “pasticciare” con i colori sono proposti per togliere limitazioni, e inibizioni. In un secondo momento della terapia viene proposta la tecnica del “Fumetto”, di cui si trova documentazione nei lavori di L. Rigo e di S. Rigo Uberto. La tecnica del “Fumetto” permette una elaborazione della conflittualità.

Non ci soffermeremo sulla psicoterapia; presenteremo solamente i cambiamenti nell’utilizzazione dello “spazio”, che accompagnano l’evolvere della sua situazione psichica verso la comunicazione  verbale.

Nel corso della terapia, il progredire della capacità di relazionarsi nel mondo, fino all’uso del linguaggio verbale in tutti i contesti, sarà segnato dalla capacità di sciogliere la rigidità e l’inibizione muscolare, dalla vivacità comunicativa mimica, espressiva e dall’appropriazione dello “spazio” fisico della stanza della psicoterapia, luogo simbolico dell’apertura della personalità.

Prenderemo come riferimento, per dare un’idea del processo avvenuto, l’elaborazione della “casa” e del ”villaggio” quali immagini autorappresentative dello stato psichico del soggetto.

 

La casa

Disegno della prima casa: il disegno è rigido e sembra esprimere la rigidità muscolare. La casa e gli  alberi appoggiati sull’orlo indicano la mancanza di sostegno. E’ da notare che il lato destro della casa e la chioma dell’albero sono vuoti, senza colore, mentre la  parte sinistra  della casa è intensamente colorata di viola.

Al bianco-vuoto della parte destra (l’estrinsecazione, il progresso, il futuro), fa riscontro l’intensificarsi del colore a sinistra, come se l’energia libidica sovraccaricasse il mondo interno, e tale ingorgo impedisse ogni espressione nel mondo esterno e ogni dinamica. Questa separazione è significativa della non integrazione. Il colore indica l’emotività derivata dalla libido e, mentre si conferma il sovraccarico di energia nel mondo interno, il conscio invece resta vuoto di aspetti emotivi. La parola inibita è probabilmente legata ad un significato emotivo molto forte, l’introversione è patologica.

 

Disegno n 1- La prima casa

 

Nella seconda casa emerge un altro elemento che aggiunge significato al rapportointerno-esterno, soggetto-oggetto. Ciò che si produce nel passaggio dall’interno all’esterno appare invadente e contaminante. Disegna infatti un altra casa, con un grande camino nero da cui esce un enorme fumo denso e nero. La casa potrebbe essere rappresentativa della paura di contaminare attraverso il soffio, (il  fumo nero).

 

Disegno n 2 – La seconda casa

 

 

E’ questa la fase della rigidezza muscolare, del blocco, del mutismo. Il fumo nero fa pensare alla stessa emissione di voce, così carica di ansia e di potere di contaminazione e di pericolo.

Alcuni” interventi” nella psicoterapia consistono nel far sperimentare l’emissione di voce come “non pericolosa”: il soggetto viene invitato a imitare la terapeuta nel soffiare, nel suonare la tromba, sperimentando varie modalità nell’emissione del soffio e della voce, fino al grido.

Tra le varie proposte durante la terapia  vi è l’ utilizzo dell’immagine della casa, che è molto carica di proiezioni.

 

La terza casa (realizzata in cartone)

Viene, allestita appositamente dalla terapeuta, una casa in cartone con porte e finestre sbarrate, da cui esce una nuvola di fumo nero. Viene quindi  dato  al bambino il suggerimento di trovare in un bosco, in una parte nascosta, questa casa presentandola come una casa alla quale la strega aveva fatto un sortilegio: la casa aveva un camino da cui usciva molto  fumo nero, la porta e le finestre erano sbarrate. Viene proposto quindi di modificarla con l’aiuto di una fata. La fata  toglie il fumo nero. F. si impegna nel lavoro, che comporta una partecipazione fisica ed emotiva, di dipingere con il colore  bianco il fumo. Contemporaneamente apre la porta e le finestre, rompendo e tagliando con vigore (investimento) il cartone.

E’ un intervento che mira alla “modifica attraverso la modifica partecipata delle immagini”, del “fondo fantasmatico” secondo la tecnica di Rigo.

Inizia una lunga serie di sedute attorno al tema della casa, con varie vicende: la casa sarà il rifugio dove un piccolo cavallo si metterà al riparo dagli attacchi di animali feroci, chiudendo porte e finestre. Successivamente, in aiuto del cavallo piccolo arriverà un altro cavallo molto più grande, che schiaccia alcuni animali aggressivi o li mette in fuga. Ora il cavallo riesce ad  uscire dalla casa, perché protetto da quello grande.

Nelle sedute successiva si prende particolarmente cura della casetta: la mette in un angolo della stanza sotto una poltrona, ben riparata e protetta e, all’interno, al posto del cavallo, mette un bambino molto piccolo, poi chiude porta e finestre. Successivamente introduce una marionetta che raffigura un bambino, più grande, accompagnato dal suo cane. Apre la porta della casa, prende il bambino e lo porta dalla sua mamma e glielo mette in braccio, vicino a lei c’è il papà. E’ questa l’occasione per sottolineare le sensazioni che prova il piccolo in braccio alla mamma, vengono quindi “ripresentate” le “cure materne” . Sono tutte queste occasioni per suggerire aspetti ristrutturanti passivi, come il contatto morbido, il calore, il riparo e la protezione. Sono ristrutturazioni dell’Immagine corporea, fonte di sicurezza e di identità, attraverso una cura materna simbolica.

In sintesi, vediamo una modifica dinamica dell’immagine simbolica della casa, rappresentativa dell’immagine del soggetto. F. inizialmente vuole che la casa sia chiusa, la ricerca come rifugio rispetto ad un esterno minaccioso e pericoloso. Nel gioco simbolico avviene l’apertura della casa e la sperimentazione di una comunicazione piacevole tra interno ed esterno. La casa diventa luogo di ristrutturazioni, di gratificazione di bisogni regressivi e, successivamente, di esperienze di integrazione. Questo è molto importante nell’ITP, in cui momento base della psicoterapia è la ristrutturazione e il soddisfacimento di bisogni regressivi, che sono stati poco soddisfatti se ci sono state frustrazioni precoci (fase ristrutturante dell’ITP). Vediamo però anche l’emergere del bisogno di apertura e di esplorazione dell’ambiente che prepara l’indipendenza.

 

La quarta casa (eseguita in pongo)

Nelle sedute successive adopera per la prima volta il pongo; ne usa una grande quantità per costruire una casa con il prato, gli alberi, la strada e il fiume.

Impiega più incontri a lavorare sulla casa, di cui apre porte e finestre e comincia a strutturare l’interno.

Costruisce un letto dove fa riposare il bambino, gli fa bere il latte lo cura. Invitato a fare qualcosa di attivo al bambino, si rifiuta, lo sistema di nuovo a letto a guardare la televisione, che gli costruisce. In seguito questo bambino trova un bambino più piccolo, solo e abbandonato in un bosco, lo porta a casa, lo mette nel suo letto, lo fa bere nella sua tazza, eccetera.

Nelle sedute successiva continua il gioco della casa: la casa dei bambini  si abbellisce con l’aiuto di animali amici, vengono domati dei cavalli e altri animali (forze al servizio dell’io), viene sventata l’intrusione di poliziotti, che vorrebbero portare via il bambino piccolo, e di un lupo che beve tutto il latte che trova in casa.

Costruisce una torre con una piattaforma che permette di controllare e di dominare in lontananza.

Nelle sequenze viste emergono ancora massicciamente i bisogni regressivi, la passività e l’isolamento con fuga nella fantasia, il senso di  abbandono, la regressione e la relativa compensazione.

In questa casa abbonda nelle cure protettive, introiettando la dimensione di cura e di protezione. La casa diventa luogo di difesa e protezione dai pericoli e dalle minacce del mondo esterno, luogo di integrazione di forze istintive al servizio del narcisismo del soggetto.

La casa diventa oggetto di continui ampliamenti e viene arricchita di suppellettili. Si assiste, nell’ultimo passaggio, alla modifica del sadismo orale alleato al Super-Io, che è uno degli aspetti alla base del mutismo elettivo, mentre viene introdotto l’elemento del controllo e del dominio del mondo interno.

In una serie di sedute successive, investe la propria energia, come se volesse integrare sempre di più la sua personalità, condannata inizialmente all’inibizione e al blocco. L’investimento è testimoniato dalla forte partecipazione emotiva. Tutte queste modifiche sembrano testimoniare il sano investimento narcisistico.

E’ significativa inoltre la modalità di realizzazione del gioco: realizza il tutto disteso sul tappeto della stanza di cui occupa uno spazio ampio. E’ evidente la distensione muscolare, la libertà e la scioltezza del movimento e l’utilizzo spontaneo  e libero dello spazio. E’ la fase dello sbocco fisico preverbale e, successivamente, anche verbale.

 

La rappresentazione del “villaggio”.

Il villaggio viene costruito con del materiale giocattolo a imitazione del “Test del Villaggio” di H. Arthus. Nel materiale sono presenti: case di varie dimensioni, una chiesa, steccati-barriere, alberi, animali, automobiline, personaggi umani.

Normalmente a questi materiali si aggiungono realizzazioni del soggetto, fatte  con il pongo: un laghetto, una fontana, un ruscello, del cibo, eccetera.

 

Villaggio n. 1

Il primo villaggio, eseguito è costruito nella parte bassa centrale e destra del tavolo. Consiste in allineamenti rigidi  e in accoppiamenti stereotipati: casa-albero. Completamente vuoto lo spazio a sinistra e la parte alta.

 

Disegno numero 1 – Schizzo del  Primo villaggio

 

Villaggio n. 2

Il secondo villaggio è eseguito nella parte  bassa centrale, leggermente spostato verso destra  del tavolo. E’ costruito per allineamenti di materiali vari. Si vedono frequenti barriere, mentre le vie di uscita sono bloccate dalla presenza di vigili o dall’edificio della chiesa. Non vi è alcuna strutturazione. Si osserva tuttavia una qualche modifica nel materiale utilizzato. Compaiono figure umane (i vigili e una donna), aumenta il numero degli animali e delle automobili, e viene introdotto l’elemento architettonico delle fontane. Compare anche la casa dove vorrebbe abitare. E ’situata nella parte alta, isolata dagli altri elementi.

Se si osserva l’utilizzazione dello spazio a disposizione si osserva che sono negati la sinistra e l’apertura verso l’alto. F. sfugge ai propri contenuti inconsci e non è in grado di sublimare. Il senso di rigidità che comunicano questi villaggi rispecchiano bene sia la rigidità fisica, che la coartazione e la difficoltà a comunicare. La possibile espansione in avanti o verso l’alto è impedita dai vigili che bloccano gli accessi. L’assenza di un centro è significativo della non integrazione della personalità. Però è evidente anche un certo dinamismo e, con l’apparire della casa, sia pur isolata,  un maggior investimento.

 

Disegno numero 2 – Schizzo del Secondo villaggio

 

 

 Villaggio n. 3

Durante l’elaborazione della conflittualità, F. costruisce un villaggio piuttosto diverso dal primo: ora il villaggio occupa una posizione centrale del tavolo ed è solo leggermente spostato verso destra, mentre a sinistra è accumulato tutto il materiale. E’ interessante il modo di procedere del soggetto che, molto intento e preso dal gioco, preleva via via sempre più materiale dalla parte sinistra, e con questo costruisce e arricchisce sempre di più il villaggio. Tale modalità verrà utilizzata anche nell’esecuzione di altri villaggi successivi.

Con questo F. sembra comunicare come ora sia in grado di attingere al passato (la parte sinistra) per edificare il presente e il futuro. Compare un tentativo di centralizzazione dello spazio.

 

Disegno numero 3 – Schizzo del  Terzo villaggio

 

 Villaggio n. 4

Nel quarto villaggio è più evidente la strutturazione dello spazio.

Con questa esecuzione inizia però un processo di ampliamento del villaggio, che il bambino sviluppa adesso a terra sul tappeto. La struttura si complica e si arricchisce, ma nello stesso tempo si ampia liberamente. La costruzione prosegue per più sedute. Ad ogni seduta, anzi, vengono aggiunti nuovi elementi e particolari; del villaggio adesso farà parte anche la casa  di cui abbiamo parlato (casa numero quattro), arricchita ed elaborata.

Gli ampliamenti non appaiono essere frutto di accostamenti casuali, ma rispondono chiaramente all’esigenza di una organizzazione intorno ad un centro. Il centro sembra infatti essere scoperto, quando F. non opera in modo casuale ma intenzionale, ponendo la chiesa al centro e successivamente strutturando il materiale. Attorno all’elemento centrale, rappresentato dalla chiesa, compare una fontana circondata da alberi e costruzioni. Lo spazio ha una configurazione centrata, attorno al centro si collocano gli elementi a significare una certa capacità di organizzare le forze psichiche. Restano non integrate altre costruzioni, chiuse e separate senza contatto con il resto. L’integrazione  vera e propria è naturalmente ancora lontana però F. sta avviano un processo di integrazione della personalità.

 

Disegno numero 4 – Schizzo del Quarto villaggio

 

 

 Conclusione

A metà terapia si è osservato la scomparsa dell’enuresi, ha superato il timore del buio. Comincia a parlare con gli estranei sconosciuti, con cui inizia a stabilire un certo rapporto. Ha partecipato a delle gare di sci, vincendone una.  Si trova bene con il maestro di sci e con lui parla.

Più avanti, dopo le vacanze estive viene riferito dalla madre che è  stato molto disinvolto. Ha ampliato  il giro di amicizie, ha partecipato  a varie attività e giochi soprattutto in vacanza al mare dove si è divertito a nuotare.  Al mare ha iniziato a parlare anche con sconosciuti.

Saranno necessari altri passaggi nella terapia, per il definitivo superamento del blocco verbale a scuola che avverrà  nel corso dell’anno scolastico.

 

Bibliografia

1)    Rigo, L. (1982). Inconscio e personalità ¼ dopo Freud. Roma: Il Fuoco.

2)    Rigo, L. (1963). La psicoterapia con il RED nell’età evolutiva. Infanzia anormale, 85.

3)    Rigo Uberto, S. (1969). La terapia di gioco secondo i principi della Tecnica immaginativa di Analisi e Ristrutturazione del Profondo (ITP) di L. Rigo, durante l’età evolutiva. Rivista di Neuropsichiatria Infantile, 98.

4)    Rigo Uberto, S., Mezzavilla, L. (1987). Scelta delle modalità di intervento nei disturbi dell’età evolutiva. Comunicazione al XXI Congresso degli Psicologi Italiani, Venezia settembre-ottobre 1987, in Atti SIPS Associati.