Recensione della giornata del 1.04.2019. Incontro di studio con la Dott.ssa Marisa Spinoglio, “Le radici del male”.

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RecensioniSilvia Biscaro

Silvia Biscaro: psicologa e psicoterapeuta ITP.

Recensione della giornata del 1.04.2019. Incontro di studio con la Dott.ssa Marisa Spinoglio, “Le radici del male”.

 

Il giorno 13 aprile 2019 ha avuto luogo l’incontro di studio “Le radici del male” con la Dottoressa Marisa Spinoglio. In apertura viene posto il quesito su quali possano essere le radici del male; l’ampia ricerca della risposta inizia soffermandosi sul contributo di Antonio Damasio nel suo libro Lo strano ordine delle cose. L’autore sostiene che ogni essere vivente ha sempre cercato la migliore condizione per mantenere l’omeostasi. Sin dalla preistoria gli uomini si proteggevano l’un l’altro creando delle microsocietà i cui componenti collaboravano per giungere ad un benessere di gruppo fondamentale e ad una omeostasi collettiva. La rottura dell’omeostasi avviene quando il benessere personale prevale sul benessere collettivo, di conseguenza emergono le discrepanze tra le condizioni di vita delle persone.

La prima rottura dell’omeostasi risale alla vicenda di Lucifero, l’archetipo per eccellenza del male. Lucifero desiderava andare oltre, primeggiare su Dio. La sua caduta agli inferi non fu una punizione ma una “conseguenza”. Gli istinti sessuali, il senso di vendetta e il male in sé hanno come conseguenza l’Inferno che, in termini danteschi, ci imprigionano in un girone, come ad esempio la nevrosi ossessiva. Quindi, essere consapevoli dell’esistenza del male ci induce a chiederci se il nostro modo di agire sia in armonia con il Creatore oppure sia spinto dalle stesse forze che hanno condotto Lucifero a perdere la sua omeostasi. Induce a chiederci se il nostro agire stia andando oltre i limiti etici. Dante, nel canto XXVI, incontra Adamo che ci dice: “Or figliol mio, non il gustar del legno fu per sé ragion di tanto essilio ma solamente il trapassar del segno” ovvero l’esagerazione, una delle radici del male.

In Occidente, quindi, il bene e il male si sono sviluppati su un orientamento dualistico che ha preso forma in Eros e Thanatos di Freud. Invece, in Oriente il bene e il male sono due forze tenute unite. Il dio Shiva è il dio della distruzione che collabora con gli dei della creazione e della nascita. E’ raffigurato mentre danza tenendo a bada un demone posto sotto i suoi piedi; in questa visione la distruzione non viene spinta nell’Inferno, ma è controllata. La vita è una danza e la distruzione è all’interno del cerchio della vita per dare luogo ad un’altra vita. Buddha non si è mai considerato un dio ma un “risvegliato”, ha conosciuto e riconosciuto la vecchiaia, la malattia, la povertà e la morte dopo essere uscito dalla protezione del palazzo paterno. Sono aspetti che fanno comunque parte della vita e rimuoverli significherebbe viverli dormendo. Secondo Jung tutto ciò che non riconosciamo rientra nel concetto di “ombra”, più ci abituiamo a vedere le nostre ombre e più vediamo la luce.

Un’ulteriore radice del male è la mancanza di controllo delle nostre emozioni, nei versi 93-95 del Canto XVII del Purgatorio, Dante ritiene che la rottura dell’omeostasi può derivare “o per poco o per troppo vigore”. Per esempio, la paura è evolutivamente positiva, ma se è eccessiva non permette di vivere. Il disgusto è importante e si è evoluto perché l’essere umano non assuma sostanze tossiche, ma se viene allargato allora diventa patologico.

L’Iliade inizia dall’ira funesta di Achille che, secondo i Greci, era il volere del dio Giove o del destino. Ne “La Divina Commedia”, le parti negative e incontrollate si materializzano nella comparsa delle tre fiere. La lonza, simbolo della sessualità, che è una parte negativa quando prende il sopravvento. La seconda belva è il leone, simbolo del potere e la sua esagerazione si esplica, per esempio, nella tirannia. Infine compare la lupa, simbolo della mente fraudolenta che con freddezza trama il male altrui per ottenere l’interesse personale.

Nell’opera di Shakespeare, Riccardo III si sente a disagio durante la pace; solo con la guerra può esprimere la sua rabbia probabilmente proveniente dai suoi vissuti, dalla sua famiglia che non lo ha mai amato e nemmeno accolto la sua disabilità.

Riccardo III si identifica con la sua ombra, mentre Faust, nell’opera di Goethe, dialoga con la sua ombra giungendo alla consapevolezza che bene e male a volte si incontrano.

Si noti come i classici della letteratura ci abbiano lasciato un’eredità; gli scrittori qui citati, Dante per eccellenza, hanno già scandagliato l’essere umano. Herman Hesse sosteneva che abbiamo il dovere di congiungere tutto ciò che ci arriva da coloro che sono venuti prima di noi. Shakespeare narra che le maggiori scelleratezze nascono anche dalle condizioni socio-ambientali; si aggiunge che è importante  l’interazione anche con la parte costituzionale epigenetica.

Alice Miller, fondatrice di ciò che è stata poi battezzata la “pedagogia nera” in Germania,  sosteneva che il bambino doveva essere educato fin dalla nascita e punito anche a livello corporale. Non aveva diritti ma solo il dovere di obbedire. Tra questa generazione addestrata alla sudditanza c’è Adolf Hitler. Crescendo riconosce la sua abilità oratoria e riesce a convincere la gente che dalla frustrazione subita nella Prima Guerra Mondiale può nascere un riscatto collettivo. L’addestramento all’obbedienza dei tedeschi ha creato un terreno fertile verso la sudditanza ad Hitler che è pronto ad attuare il progetto delirante della purezza della razza. C’è un contagio psichico tra Hitler e la gente, contagioso è il male come è contagioso il bene.

Lo stesso Stalin negava la violenza subita in ambito domestico e allo stesso tempo idealizzava i genitori. Si è annunciato alla gente come il padre della patria, alternava la sua ferocia a comportamenti assertivi verso gli altri. I suoi difetti fisici non dovevano essere accennati da pittori e fotografi, accentuavano la sua ferita narcisistica, quella di un bambino che non era stato amato.

Secondo Patanjali uno dei modi per tenere a bada il male è la gentilezza; una cura per i criminali potrebbe essere il contatto con la natura, con le persone gentili e insegnare a loro di lavorare. I suicidi nelle carceri avvengono soprattutto nei giovani vicini alla conclusione della pena, si vedono poi senza futuro ed esclusi dalla società.

Albert Einstein sosteneva che dobbiamo considerare gli eventi del mondo come personali, quando pensiamo solo a noi siamo autoreferenziali e siamo offuscati da una pericolosa illusione ottica. Per guarire ed uscire dalla prigione, dobbiamo abbracciare il mondo e tutto ciò che ne fa parte, compreso il male. Questo non è buonismo, ma significa allargare il cerchio di comprensione e di consapevolezza.

La Dott.ssa Spinoglio conclude dicendo che la formazione pedagogica in generale dovrebbe educare alla consapevolezza e alla meditazione, anche per i bambini con iperattività. Ascoltare il proprio respiro ci abitua a stare sul qui ed ora, dando il meglio di sé senza disperderci. Ci abitua ad ascoltare le proprie emozioni; se mi fermo e ascolto la mia rabbia posso già sentire un cambiamento.

La Dott.ssa Ivana Zanetti riprende il pensiero di Kohut secondo il quale la rabbia e l’aggressività sono delle conseguenze alle ferite narcisistiche date dalla carenza di empatia e di sintonizzazione. Citando Leopoldo Rigo, afferma che la cristallizzazione delle carenze o di un conflitto precoce interiorizzato è incorporata nel fantasma del corpo, dotato di una vita intrapsichica, attraverso il quale l’aggressività può avere la sua espressione. Nelle Tecniche Immaginative il fantasma del corpo viene progressivamente depotenziato intervenendo sulle immagini che emergono nel paziente in uno stato di rilassamento, pur mantenendo un dialogo e un contatto con il terapeuta.

Le immagini del male che appartengono all’immaginario collettivo sono, per esempio, gli animali selvatici pericolosi, il mostro come l’orco o la contaminazione che caratterizza la figura uomo-animale, il ragno simbolo della buona madre mascherata. Sono immagini che si incontrano nelle fiabe, come per esempio la “cattiva madre” di Hansel e Gretel in cui è prevalente il tema dell’aggressività orale.

Interviene il Dott. Silvano Secco, secondo il quale tra bene e male c’è un terzo. Se il male viene unito al bene, può esserci una trasformazione e un’attivazione del percorso evolutivo.

L’incontro di studio si conclude con una citazione di Hegel: “Ho bisogno che il male mi raggiunga altrimenti non posso creare.”